I costi di gestione di CASE e Map sulle spalle di chi per forza deve abitarci?


L’Aquila – UNA COSA E’ UN MODESTO FITTO, UN’ALTRA ONERI GRAVOSI E CRESCENTI – Scrive Pina Lauria, comitato impegno civico Bazzano: “La stampa riporta le dichiarazioni dell’Assessore Alfredo Moroni in merito al progetto C.A.S.E. e al pagamento di un canone di compartecipazione alle spese, anche da parte dei proprietari.
Sul punto, il Comitato Impegno Civico – Progetto C.A.S.E. di Bazzano – ritiene opportuno fare alcune riflessioni.
Con delibera n. 172 del 29 dicembre 2011 il Consiglio Comunale ha deliberato un canone di compartecipazione per gli assegnatari di alloggi MAP o Progetto C.A.S.E., alloggi in affitto concordato e fondo immobiliare che, alla data del sisma, occupavano l’abitazione danneggiata a titolo personale di godimento. Sono esentati da tale pagamento, fino a nuova determinazione da parte dell’Amministrazione Comunale, gli assegnatari già proprietari di abitazione danneggiata dal sisma, i titolari di altro diritto reale e il comodatario che deriva il proprio diritto da parenti o affini entro il terzo grado.
Nelle dichiarazioni rese alla stampa, l’assessore spiega che “sembra naturale che anche coloro che erano proprietari prima del sisma paghino il canone”.
Nella succitata delibera viene usata la definizione “canone di compartecipazione alle spese” che, nell’uso comune, è impropriamente divenuta “affitto”. E’ evidente che trattasi di importi di compartecipazione alle spese di gestione e manutenzione del complesso immobiliare progetto C.A.S.E., importi che già ricadono sulle spese condominiali. Parlare di affitto è fuorviante, così come è illegittimo pretendere due volte la compartecipazione alle spese di gestione e manutenzione. Gli enormi costi di gestione e manutenzione del Progetto C.A.S.E. non possono essere caricati sulle spalle degli assegnatari/terremotati: la delibera CIPE n.135 del 21 dicembre 2012 ha assegnato, per il triennio 2013/2015 risorse per 4,4 milioni di euro per la manutenzione di C.A.S.E., MAP e MUSP. Sul punto è stato presentato un emendamento con la richiesta di 8 milioni di euro per la manutenzione del progetto C.A.S.E. per il biennio 2014-2015. Emerge che le risorse necessarie per la manutenzione ammontano a 5 milioni di euro l’anno!
La Corte dei Conti Europea, con la Relazione Speciale n.24/2012, ha messo in evidenza che gli alloggi del progetto C.A.S.E. si sono rivelati immotivamente costosi: ben 1.648 euro al metro quadro. Un costo superiore del 158% a quello standard degli appartamenti prefabbricati e del 43% rispetto al costo standard dell’edilizia per fini sociali. La Corte dei Conti ha inoltre osservato che la costruzione di nuove strutture permanenti, non contemplate nel Regolamento del Fondo di Solidarietà Europeo, ha creato un impatto duraturo sul paesaggio e sul patrimonio abitativo del Comune; ha ancora osservato che non viene contemplato dal Regolamento il fatto che tali appartamenti generino delle entrate: ciò in riferimento proprio alle delibera 172/2011 nel punto in cui l’Amministrazione Comunale statuisce di immettere sul libero mercato, sulla base dei prezzi correnti al momento, il 20% di tali alloggi. I rilievi della Corte dei Conti e il contenuto della raccomandazione rivolta alla Commissione del Fondo di Solidarietà che testualmente recita “…La Commissione dovrebbe altresì riesaminare, alla luce dei criteri di ammissibilità stabiliti da Regolamento, la domanda di assistenza presentata dalle autorità italiane”, lasciano aperto un inquietante scenario.
Scelta scellerata, quella del Progetto C.A.S.E. e scelta ancora più scellerata quella di assumerne la proprietà da parte del Comune che non è stato in grado di valutare cosa sarebbe derivato dagli appalti gestiti direttamente dalla Protezione Civile come stazione appaltante e conferiti a ditte o a raggruppamenti temporanei di imprese, fallite o “svaporati” appena aver riscosso i lauti compensi, senza alcuna possibilità, da parte dello stesso Comune, ora proprietario, di poter intervenire presso le ditte costruttrici e subappaltatori per i danni strutturali, che devono essere assicurati per 10 anni.
L’Amministrazione Comunale, ora titolare di questo grande miracolo italiano, trovi le soluzioni per la gestione e la manutenzione senza farle ricadere sulle spalle dei terremotati, con balzelli, doppi balzelli, come se fosse l’ultimo dei gabellieri: per gli assegnatari che al 6 aprile erano in affitto, e che probabilmente mai torneranno nelle abitazioni precedenti, elimini il bizzarro contratto di comodato d’uso gratuito e lo trasformi in un regolare contratto di affitto! Su questo aspetto il Comune deve decidere: infatti, se le norme stabiliscono che entro trenta giorni dal ritorno dell’agibilità della situazione precedente deve essere lasciato l’alloggio, è da chiedersi se le seconde case tornate agibili hanno visto il ritorno dei precedenti inquilini, così come è da chiedersi se quanti di questi inquilini sono rimasti nel progetto C.A.S.E.; si proceda a stipulare regolari contratti di fitto per tutti quegli ex inquilini che sono rimasti nel Progetto C.A.S.E. e che non hanno più la disponibilità dell’abitazione precedente o perché riaffittata dal proprietario o perché oggetto di rescissione del contratto o di sfratto.
Il Comune faccia chiarezza tra “affitto” e “compartecipazione alle spese di gestione” : chi deve pagare l’affitto e le spese condominiali? Chi, invece, deve pagare soltanto le seconde?
I proprietari pagheranno ragionevoli quote condominiali, per millesimi, con voci ben specificate ed elencate. I proprietari delle abitazioni ora inagibili hanno pagato tasse, mutui, prestiti, cessioni del quinto dello stipendio. Hanno pagato anche gli interessi sull’ammontare residuo del mutuo a seguito della sospensione “truffa” delle rate del mutuo o dei prestiti, prevista nel decreto Abruzzo. I proprietari delle case ora inagibili da quattro anni sono alle prese con riunioni di condominio, amministratori, tecnici, regole ballerine, adempimenti, file negli Uffici della Filiera, del Comune. E ancora non vedono ricostruita la loro casa! Oggi manca un miliardo e le risorse disponibili non sono sufficienti nemmeno a finanziare i progetti già approvati; il centro storico chissà quando vedrà la ricostruzione: forse è “naturale” che i proprietari inizino a chiedere il risarcimento del danno per ogni ulteriore giorno di permanenza nell’alloggio del Progetto C.A.S.E.!


24 Maggio 2013

Categoria : Cronaca
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