Connessioni mafiose in appalti metano
L’Aquila – SPUNTANO DA UN’INCHIESTA SICILIANA E RIGUARDANO ANCHE L’ABRUZZO – Da un’inchiesta siciliana, a Palermo e altrove, spuntano connessioni abruzzesi riguardo alla metanizzazione avvenuta tra venti e trenta anni fa in decine di comuni e in varie regioni, tra le quali la nostra. Un patrimonio del valore di 48 milioni e’ stato sequestrato dalla Guardia di finanza di Palermo agli eredi del creatore di un gruppo imprenditoriale che ha curato tra gli anni ’80 e ’90, la metanizzazione in diverse aree della Sicilia e non solo, secondo l’accusa territorio siciliano facendo affari con la mafia attraverso appalti e subappalti a imprese controllate dai boss. Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dal sostituto Dario Scaletta, sono emerse infiltrazioni di Cosa nostra e di suoi capi storici, tra cui Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro, negli affari delle societa’ che dopo la morte del fondatore furono cedute nel 2004 dai suoi familiari per 115 milioni di euro, poi reinvestiti in diverse attivita’ economiche tra la Sicilia e la Sardegna. L’imprenditore, secondo gli inquirenti anche con l’appoggio politico dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, aveva ottenuto 72 concessioni per la metanizzazione in altrettanti Comuni non solo della Sicilia, ma anche dell’Abruzzo.
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