A Roseto in ricordo di un Amore
Roseto – (Immagine: l’ultimo approdo di Landina) – Riceviamo da Franco Sbrolla http://www.francosbrolla-roseto.it “Il 22 maggio 2013 è il giorno del tuo 153° compleanno, e fino al termine del primo centenario sei stata affascinante come sempre. Purtroppo, specie in questi ultimi lustri, i solchi delle rughe sono diventati sempre più profondi e non rimarginabili.
Cos’è accaduto? Dov’è finita la tua malia?
I tuoi luoghi più belli, che sembravano immutabili, hanno subito ripetute devastazioni e sono spariti filari di pini ed altre piante autoctone, per far posto alle invasive colate di cemento. Sparite, per lo stesso motivo, le ville patrizie e le case contornate da roseti ed oleandri.
Sparito l’incomparabile belvedere a mare in stile classico, fortemente voluto negli anni 30 da due amministratori lungimiranti, Pier Giuseppe Di Blasio e Archimede Carusi.
E oggi i miei occhi vedono un’interminabile distesa di auto e camper fin sulla spiaggia.
Sparite “ad ovest colline in dolce declivio, ingentilite da viti, olivi e frutti”, che il patriota Ciro Romualdi così ben descrisse.
E continuano a spuntare nuove costruzioni che deturpano le stupende visioni di quelle alture.
Sparito il suggestivo sentiero mattonato, sottostante alla villa De Angelis, dove scendevano i contadini per portare al mercato raccolti e pollame.
E incrociavano i marinai che salivano a rifornirsi di rami spinosi di acacia, legati poi al fondo delle reti a strascico per proteggere dai delfini il sacco e la pescata.
Spariti il Lido delle Rose e l’antica Marina di Montepagano, che cominciarono ad attirare tantissimi turisti di qualità quando il mecenate Giovanni Thaulero ti volle “modernamente civile”.
E diventasti il numero uno tra le località balneari limitrofe.
Smemorizzati, e colpevolmente fatiscenti, il monumento Ai Caduti Del Mare, la villa Clemente, gli antichi Percorsi e il romantico Pontile.
Spariti gli splendidi paesaggi immortalati da Pasquale e Raffaello Celommi, pittori della luce.
E da artisti e scrittori eccellenti, che ci parlano dalle pagine e dalle immagini del prestigioso volume “Roseto nella cultura italiana ed europea”, redatto dal giornalista Luigi Braccili.
Sparite le mirabili dune che impreziosivano il litorale a nord del torrente Borsacchio.
E ad estirpare la flora spontanea, e a livellare la spiaggia, ci hanno pensato i proprietari delle aree costiere, passandoci sopra con le ruspe.
Scelleratamente devastato dalla Consorteria degli Affari, con il benestare della famiglia Mazzarosa-Devincenzi, il meraviglioso parco a mare, già individuato come Monumento Naturale dell’Abruzzo per le sue importanti e rarissime tracce naturalistiche e paesaggistiche.
E il patriota Giuseppe Devincenzi, protagonista del Risorgimento italiano e più volte ministro del Regno d’Italia, che si rifugiava nella serenità della sua oasi, si starà rivoltando nella tomba.
Condannata a morte dai partiti di centrodestra e dal Pd, la Riserva naturale Borsacchio, che doveva diventare la componente essenziale del nostro marketing territoriale.
Che avrebbe assicurato un futuro migliore ai nostri figli e nipoti.
Rimosso, e fatto sparire dal lungomare, il monumento realizzato da Luigi Celommi per celebrare l’arrivo della linfa del Gran Sasso.
E dal 2001 ci viene fornita, e tariffata come sorgiva, l’acqua prelevata dal Vomano e dall’invaso di
Piaganini, disinquinata nel potabilizzatore di Montorio e clorata nuovamente nel partitore di Campo a Mare.
Sparito il polmone verde di Viale Makarska, diventato un cumulo di casermoni così orrido da suscitare lo sdegno e la riprovazione dei rosetani e dei turisti.
Ed anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, venuto a presentare il libro “L’Italia delle meraviglie”, commentò con la frase: “Cementificazione selvaggia e svalutazione del patrimonio artistico e culturale”.
Estromessi, dall’area protetta, il torrente Borsacchio e la sua foce, dove una stele doveva onorare, come a Bosco Martese, l’eroismo dei patrioti rosetani.
Che al giogo tedesco preferirono il rischio della vita per riabbracciare la Libertà.
Perfino lo svettante campanile, che ci identificava, è stato compresso, nascosto e sfigurato da uno degli innumerevoli ed anonimi palazzoni.
Tanto per cambiare, l’attuale sindaco e gli assessori, oltre a favorire la petrolizzazione di gran parte del nostro territorio, hanno volutamente ignorato, come già l’anno scorso, la data del tuo compleanno e il valore coesivo di una manifestazione pubblica, che la stessa Giunta aveva il dovere istituzionale di promuovere, organizzare e pubblicizzare.
E potrebbe avverarsi, anche qui da noi, l’infausto vaticinio dello scrittore Cormac McCarty: “… orba della qualità della vita, si dirà un giorno che della nostra gente non esiste alcuna traccia, alcun discendente, alcuna incarnazione, e il ricordo degli antenati sarà soltanto polvere”.
Amareggiato da tanto squallore, e mentre mi accompagnano le note del Nabucco “Oh mia patria sì bella e perduta”, ripercorro l’abituale cammino degli anni giovanili.
E le parole che mi vengono alle labbra sono quelle vere di un tempo, e ho tanta voglia di sentirle nuovamente: mare terso dai colori cangianti, spiagge silenti e infinite, vegetazione rigogliosa fin sulla riva, colline verdi e ondulanti, …
Scenari incantevoli, che si facevano ammirare, con trepidazione, quasi nel timore che l’incanto svanisse.
Mi fermo, rifletto e chiedo a te, che sei stata la mia culla e il mio primo Amore: i tuoi invidiabili attributi creavano solo effetti estetici che non incidevano sulla nostra vita?
No sicuramente. La tua straordinaria bellezza appagava la nostra esistenza, ci inorgogliva e resterà per sempre nei nostri ricordi e nei nostri sogni.
Comprendo adesso le ragioni per cui i cari luoghi non mi salutano più, non mi riconoscono ed io non li riconosco. Tutto è irriconoscibile, il nostro passato è stato cancellato.
Individui estranei alla comunità ci hanno rubato la storia, le radici, i grandi spazi e i dolci colori della memoria.
Niente è stato rispettato dalla vil razza dannata (politici, amministratori, committenti e speculatori).
Che continua a frequentare il tempio, nonostante le Chiese cristiane “considerino un scandalo e un crimine il danno irreversibile arrecato all’ambiente”.
Una pietra tombale dovrebbe indicare i luoghi oltraggiati e i nomi dei responsabili.
Per additarli, dal primo all’ultimo, all’unanime esecrazione.
(dal libro “La storia di Roseto e della Riserva naturale Borsacchio” opportunamente aggiornato)
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