Lettera aperta al direttore Tedeschini
L’Aquila – Emidio Di Carlo ha inviato una lettera aperta al direttore de Il Centro, Tedeschini: “Nell’archiviare alcune pagine del quotidiano “il Centro” mi è tornato sotto gli occhi la pagina del 12 maggio: “Cultura e spettacolo”, con la testimonianza della baronessa Durini, ora a Parigi, dopo i suoi trascorsi in quel di Pescarai e in Bolognano. “Via dall’Italia, qui non si semina cultura”, ha affermato. Il riferimento anzitutto alla terra pescarese più che all’Abruzzo per una sorta di” ingraditudine subita (?)” da parte di una classe politica incapace di cogliere il “valore” culturale di scoperte, partecipazioni ed iniziative sul territorio abruzzese tanto importanti (e noi aggiungiamo) quanto importate. Non se l’abbia la baronessa se il lavoro abruzzese del suo“Beuys” non abbia la considerazione dovuta. Anche se di cultura, in Abruzzo, se ne parla a colazione, a pranzo e a cena. Non c’è politico o amministratore locale che non sogni di diventare un grande operatore culturale anche quando dorme, sperando così di passare alla storia. Certo, non c’è istituzione culturale – il riferimento è quelle che si sono auto-blasonate clientelarmente – che non beneficiano di pronte casse regionali, provinciali e regionale mentre chi fa vera cultura, al di fuori dei partiti, viene quotidianamente emarginato se non del tutto ignorato. Al di là di questa veloce considerazione credo sia quanto mai opportuno che non vengano rilasciate dichiarazioni incomplete. Così come accade nella citata pagina del citato quotidiano(“Il centro”) quando intervistata da Giorgio D’Orazio, nel passaggio sulla mostra al Museo Colonna di Pescarese la baronessa afferma: “… è in corso una causa perché avrei diffamato un critico d’arte aquilano, autore di testi in catalogo ma ignaro dell’opera esposta!”. Per dovere di corretta informazione va precisato che il “critico d’arte aquilano” non è il sottoscritto che annovera tale attività da oltre 50anni, dentro e fuori l’area aquilana, abruzzese e nazionale e che, pur tenendosi costantemente ed indirettamente al corrente sulle vicende artistiche e culturali pescaresi non si è mai sognato di inviare un testo critico per il citato catalogo e tanto meno di esprimere il giudizio sull’autenticità o non dell’opera esposta nella mostra. Peccato che la scomparsa dell’amico Restany non consenta l’occasione per un incontro parigino in cui poter fare il punto su quanto di importante abbia testimonato l’arte abruzzese nel divenire del tempo, specie nel secolo scorso; in modo da lasciare fuori la porta il marciume politico e l’amarezza che anche lei, come fa sovente il sottoscritto, ha registrato con libero sfogo nel libro autobiografico.
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