Cosa significa esattamente ricostruire?
L’Aquila – Scrive Ugo Centi: “Si dovrebbe distinguere la ricostruzione da ciò che ricostruzione non è. La parola, infatti, ormai copre tutto. Ad esempio: 137 mila euro per un bimestre di fitti per le sedi comunali, cioè 800 mila euro in proiezione annua, sono costi burocratici o ricostruzione? Certo servono per i servizi, ma non per murare i mattoni fisicamente intesi. Oppure, i tre milioni l’anno per le convenzioni con le società di engineering sono costi burocratici o ricostruzione? Servono per svolgere le pratiche, ma non per ricostruire in senso materiale. E lo stesso sono costi-burocratici o ricostruzione gli 8 milioni per fare i piani di ricostruzione dei piccoli comuni? Oppure i 600 mila euro per il “ristoro” delle aree di accoglienza? O magari i 3-400 mila euro per i contratti di assistenza? Od ancora i 640 mila euro per tenere la “banca dati” del progetto “Case” o “Map”? Eccetera, eccetera.
Ciò per non dire dei 350 milioni che la Corte dei Conti Europea contesta per le cosiddette “CASE”, costate 833 mila euro, vale a dire circa 185 milioni ogni piccolo alloggio provvisorio-definitivo, quando invece sarebbero bastati, secondo la cifra contestata dall’Europa, 105 milioni appena ad appartamento?
Insomma, per chiarezza, quando si dice “vogliamo i soldi per ricostruire”, si distingua nettamente da ciò che va ai “muri ed alle pietre” e ciò che è solo una inestricabile burocrazia che, essa sì, s’è davvero riusciti a costruirci intorno!”.
Non c'è ancora nessun commento.