“Non ricostruire? Anticostituzionale” – Ma quante altre situazioni lo sono di più?
L’Aquila – COSTRINGERE I GIOVANI A ELEMOSINARE IL LAVORO PRECARIO E’ CERTAMENTE UNO SCHIAFFO ALLA COSTITUZIONE – Il capogruppo comunale UDC Raffaele Daniele mette per iscritto ciò che aveva anticipato ai giornalisti diversi giorni fa. Ecco costa scrive: “Il governo non ha inserito nell’ultimo decreto i fondi necessari per la ricostruzione della mia città. L’Aquila è sotto i riflettori dell’intera Nazione e l’immagine che stiamo dando con la vicenda della bandiera non è certo edificante.
A questo punto credo sia opportuna una riflessione che tenti di portare ad un livello più alto la protesta, senza urtare la sensibilità di nessuno. L’art. 9 della nostra Costituzione stabilisce, al secondo comma, che la Repubblica “tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Il centro storico dell’Aquila si colloca tra i primi dieci d’Italia proprio per il suo valore storico ed artistico.
Dunque, NON RICOSTRUIRE L’AQUILA E’ UN ATTO INCOSTITUZIONALE. Il suggerimento che mi permetto di dare, anche se non privo di diversi profili problematici, è quello di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il decreto che condannerà la nostra città a non essere ricostruita, nella parte in cui lo stesso non preveda i fondi necessari per la ricostruzione dell’Aquila, poiché contrario ai principi dell’art. 9, secondo comma, della Costituzione. Vedere l’intero Consiglio Comunale dell’Aquila che sfida il Governo innanzi la Corte Costituzionale sarebbe una forma di protesta che avrebbe un enorme impatto mediatico e che, senza infrangere le regole del gioco, ci eleverebbe un po’ anche agli occhi della Nazione”.
(Ndr) – Il ragionamento di Daniele, che è un avvocato, non fa una grinza e staremo a vedere chi vorrà trasformare una premessa così valida e concreta in un’azione legale con tutti i crismi e nelle sedi opportune. Tanti preferiscono alzare i toni e la polvere, per attirare l’attenzione, alle più silenziose strade della carta bollata. D’altro canto, molte cose che accadono, che appartengono al costume e all’ordinarietà italiana, violano clamorosamente la Costituzione e tante altre regole e norme, a cominciare da quelle del vivere civile.
Vogliamo citarne una? Quella, basilare, che parla di “Repubblica fondata sul lavoro”. Quale lavoro, forse quello precario e depressivo che viene prorogato e concesso a bocconcini, come ha fatto ieri il Governo Letta? Il lavoro che migliaia di persone, anche non più giovani, sono costrette – pistola alla tempia – ad elemosinare? Il un paese civile ciò non accade, tanto meno quando la Costituzione sembrerebbe vietarlo. Beatamente ignorata da uno Stato e da una politica che non hanno pudore.
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