Bertolaso vuole lasciare?


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Secondo il Mattino di Napoli, edizione del 7 ottobre e quella on-line, stessa data, de il Giornale, Guido Bertolaso, uno dei tecnici più amati d’Italia, intende rassegnare il suo mandato di capo della Protezione Civile e conservare quello di vice-ministro, preparandosi, dicono alcuni, alla candidatura per direttore della Protezione Civile Europea, in fase avanzata di istituzione. Uomo notoriamente non legato a correnti politiche e che in passato non ha risparmiato critiche ad entrambi i poli, Bertolaso è aprezzatissimo e non solo da noi aquilani. Sono in molti in molti (i più fra gli italiani) ad affermare che le critiche al suo operato (ad esempio di Grillo sul suo Blog, di Di Pietro in varie interviste, di Marco Travaglio sulle pagine de l’Unità) sono solo strumentali: il pretesto per attaccare il governo accantonato completamente l’etica ed i dati di fatto a favore dello sciacallaggio. Costoro, secondo molti, fregandosene delle sciagure che Bertolaso fronteggia, trovano mille pretesti per stigatizzarne il temperamento autoritario, criticarne la vocazione monocratica e tirannica e definirlo, a seconda dei casi, “Duca” o “Viceré”. Negli ultimi tempi è stato criticato dopo aver smosso un po’ di polvere a causa della volontà di aprire una discarica a Valle Masseria nel Comune di Serre, a ridosso di un’Oasi del WWF, manovra mediatica che ha spostato l’attenzione dall’operato di Bassolino a futili e sterili polemiche ecologiste. I fatti del duemilasette non sono stati digeriti dalla sinistra italiana; se precedentemente l’apolitico Bertolaso era uomo di fiducia tanto da essere nominato capo della Protezione Civile tra il 1996 e 1997 dal governo Prodi, richiamato al ruolo il 7 febbraio 2001 dal governo Amato, dopo la sua nomina a Commissario straordinario per l’emergenza dei rifiuti in Campania nel 2006 da parte di Prodi, la sinistra sommerge il medesimo di critiche portandolo a rassegnare come già detto le dimissioni. Non mancano da quel momento continui attacchi al suo operato: critiche per la gestione dell’alluvione che ha colpito la capitale, critiche sul fatto di non aver promosso una evacuazione preventiva a l’Aquila dopo lo sciame sismico partito da dicembre ed ancora per aver considerato prive di fondamento le predizioni dell’evento sismico da parte di Gianpaolo Giuliani, attraverso l’analisi delle emissioni di raggi gamma a seguito del decadimento del gas Radon, un metodo non nuovo, ma che certamente, da solo non è in grado di predire alcunché. E nuove polemiche, su di lui e poco prima de l’Aquila, erano arrivate da quando, all’inizio di Febbraio, si era appreso che Bertolaso era uno dei 25 iscritti al registro degli indagati per l’inchiesta “Rompiballe”, inerente il traffico illecito di rifiuto e truffa ai danni dello Stato, ultimo e gravissimo scandalo della vicenda rifiuti di Napoli. I soliti “comunisti” avevano scritto che il Guido nazionale si era presentato ai partenopei e agli italiani come l’uomo della provvidenza, l’uomo di cui potersi fidare, per rivelarsi poi, del tutto indegno di tale fiducia. Il ritrovamento, otto mesi fa, dell’amianto a Chiamano, sversato illegalmente e non denunciato, il suo spostamento e continui strani movimenti all’interno della stessa cava, ci raccontano, secondo alcuni, che la struttura commissariale sui rifiuti guidata da Guido Bertolaso e’ stata una struttura corrotta, che viola, con il beneplacito del governo, le norme a difesa della salute e dell’ambiente. Poi, ancora, la rivelazione bomba de la Repubblica, il 21 settembre scorso, secondo cui una ex modella avrebbe dichiarato alla finanza che agli incontri con Gianpi e Berlusconi a palazzo Grazioli c’era anche lui. E, in questo caso, a ricordarlo presente in una cena del dicembre 2008, c’è stato anche un altro testimone eccellente, quel Fabrizio Del Noce ex-direttore di Rai1 che ha detto ai giornalisti: “certo che c’era. A tavola, Bertolaso era seduto accanto a me. Ricordo che cantammo tutti insieme. Che parlammo di alcuni eventi televisivi da organizzare in vista del G8 della Maddalena”. E sebbene immediatamente un suo portavoce avesse dichiarato: “Il dottor Bertolaso non ha alcun ricordo di quella serata. E comunque, non deve sorprendere che frequenti palazzo Grazioli di sera, perché muovendosi tra un emergenza e l’altra, è quello l’unico momento in cui poter parlare con il Presidente”, il fatto non è sembrato, come si voleva, irrilevante. Certamente a tavola, il 2 dicembre 2008, non si parla né dei rifiuti a Napoli, né di un terremoto che deve ancora arrivare. Bertolaso siede per l’intera cena insieme a Tarantini e – come spiega Roberto Ruggiero, avvocato della Novarino – quando la ragazza si congeda per tornare a casa, le chiede come mai non abbia preso con sé le farfalle di cui il Presidente ha fatto omaggio le ospiti. Particolari irrilevanti e privi di ogni sorta di collusione o reato, ma certo un poco imbarazzanti, anche perché, sempre Del Noce, ha dichiarato (tre settimane fa): “Tarantini era interessato alla Protezione Civile, non alla televisione”. Nella lettera agli aquilani ampiamente divulgata su internet e sulla carta stampata, Bertolaso si mostra gagliardamente in sella, niente affatto preoccupato di critiche e dichiarazioni, un vero plenipotenziario conscio della sua capacità, forza e del suo ruolo. A chi non condivide il suo operato scrive, in modo elegante ma diretto, che la “sua” Protezioni Civile è fatta di benefattori venuti ad immolarsi instancabilmente per noi e quelli che dissentono sono solo persone che polemizzano sterilmente e strumentalmente o per partito preso. Ma nonostante molto sia stato fatto e nel migliore dei modi, la lettera non ci toglie la sensazione che, dopo sei mesi e con una spesa faraonica fra attendamenti e ricoveri sul mare a tempo indeterminato, solo millecinquecento persone che l’hanno fatta e per gli altri quarantamila è il momento di capire che c’è poco da stare allegri. Ma la soluzione è lui stesso a fornirla, per non incorrere in errori, per non lasciare che il malgoverno locale aumenti i tempi ed i disagi. Nominarlo capo a tutto tondo del terremoto aquilano, plenipotenziaro della II emergenza e della ricostruzione per sperare davvero in un futuro migliore, con la città ricostruita secondo ciò che lui intende per urbanistica e corso della storia. Mi chiedo allora, se davvero Bertolaso vuole lasciare per l’Europa o, piuttosto, non ami insediarsi a pieno titolo in questa città, come unico che davvero ha colto l’aquilanità, capace di sacrifici e di veri progetti. E noi, affranti dal dolore ed impauriti dall’assenza di una meta futura, in termini di luoghi e di tempi, l’idea può anche andar bene se solo avessimo più voce in capitolo ed almeno un barlume di libertà. E parili, infine, Bertolaso, rispondendo alle trenta domande che gli ha rivolto (anche sul suo recente libro L’Aquila non è Kabul) Giuseppe Caporale, sveli perché ora dice “le morti si potevano evitare” e ieri “il terremoto non era prevedibile” e ancora non taccia a chi (reiteratamente) gli chiede, in quanto publico ufficiale, di fornire alla giustizia i dati “sugli abusi di cui è venuto a conoscenza”. Da metà serttembre, a più riprese, ha parlato di lutti che si potevano evitare, di omissioni colpose e irresponsabilità colpevoli; ma, come spesso accade in questa Italia omertosa, ha evitato accuratamente di indicare a chi si riferisse.


07 Ottobre 2009

Categoria : Cronaca
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