Una nazione di polvere rossa


(Di Carlo Di Stanislao) – Sessanta anni di storia, dal 1949 al 2005, di una nazione complessa: la Cina, raccontati attraverso i fatti minuti degli abitanti di uno dei quartieri più antichi e popolari di Shanghai.
Un padrone di casa presenta il quartiere ad uno studente appena iscritto al college, lo invita ad ascoltare le conversazioni sociali che vi si svolgono ogni sera, con protagonisti decine di personaggi, le loro fortune e sfortune, casi e caos, andate e ritorni, contingenze e lunghe durate.
Gli abitanti del quartiere hanno infatti la consuetudine di riunirsi per una conversazione serale, creando storie a partire da qualunque spunto, “come se fosse un modo di vedere il mondo in un granello di sabbia”. Dal 1949, quando il Partito Comunista prese il potere, attraverso gli anni della Rivoluzione Culturale, fino alla riforma economica di Deng e al socialismo “alla cinese”, con l’operaio della accaieri che diventa poeta socialista, per poi ricadere nel nulla e nell’oblio e l’insegnate in pensione che impazzisce per i granchi che non può più permettersi o un uomo che fa del suo smisurato appetito l’elemento del suo succeso.
Scritto da Qiu Xiaolong, nato prioprio a Shanghai nel 1953 e che dopo i fatti di Tienanmen è rimasto negli Stati Uniti dove insegna Letteratura cinese alla Washington University, autore di successo di gialli incentrati sul personaggio dell’ispettore Chen, protagonista di una fortunata serie tradotta in 12 Paesi “Il vicolo della polvere rossa”, da noi edito nel 2010 da Marsilio, è la sua prima opera francamente narrativa, pubblicata con grande successo a puntate sul quotidiano Le Monde e riedidata in Italia quest’anno.
Con una prospettiva panoramica unica sulla storia di formazione e trasformazione sociale della Cina, Qiu Xiaolong fa del Vicolo un microcosmo a immagine di un intero Paese, di cui ci permette di afferrare più di mezzo secolo di vita quotidiana, offrendoci ancora, come nei suoi raffinati polizieschi, uno sguardo penetrante e lucido sulla Cina moderna.
Nei ventinovi capotoli-racconto, l’autore ci offre uno spaccato sulla storia della Cina attraverso le vicende paradossali della gente comune, come Bai Jie, la giovane infermiera volontaria durante la guerra in Corea nel 1954, data per morta e celebrata come eroina popolare nel vicolo, che quando rientra in patria, è boicottata da tutti e da tutti guardata con sospetto. Oppure la storia di Mimi, giovane soldatessa dell’Esercito di Liberazione del popolo, qualifica che durante la Rivoluzione culturale faceva ottenere considerazione sociale e garantiva, anche dopo il congedo, un buon lavoro. Ma negli anni ’80 le cose cambiano. Conoscere bene l’inglese diventa più importante che indossare una divisa. Così, Mimi, ormai anziana, scivola ai margini della società e, quando chiede aiuto, ottiene un rifiuto da Vecchio Ke, che è diventato ricco dirigendo una joint venture cino-americana. In “Di seta e di sangue” si racconta di un imprenditore, Peng Lianxing, che, corrompendo i funzionari del partito a colpi di bustarelle, acquisisce gli edifici di un quartiere e, dopo aver sfrattato i residenti con indennizzi irrisori, costruisce un centro commerciale.
Lo stile è fatto di una prosa semplice e curata, che rimanda all’esperienza di poeta e traduttore di Xiaolong, autore i cui romanzi, nella madre patria, subiscono tagli e modifiche, con Shanghai che non può essere menzionata e il suo nome è sostituito con quello di una misteriosa città H.
I racconti trasmettono in maniera vivida anche i danni della Rivoluzione Culturale, e lo sforzo del popolo cinese per non finire travolto dalle tempeste politiche, che possono distruggere in un giorno gli sforzi di una vita. Un’opera davvero interessante, per capire come oggi la Cina stia facendo i conti con il suo passato, correndo con la velocità della luce verso un futuro ancora non del tutto democratico.
“Negli ultimi anni è aumentata la corruzione. Ma solo in alcuni casi il malaffare viene perseguito dalla polizia. E questo lo decide il partito, in base ai suoi interessi. E poi resta la censura sui mezzi d’informazione. Se sul motore di ricerca Baidu si inserisce il nome del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo (in carcere dal dicembre del 2008) non si trova alcun risultato”, ha detto qualche tempo fa in una intervista a “Il Sole 24 Ore” Xialong.
Anche i suoi gialli con protagonista l’ispettore Chan, poliziotto amante della poesia e della buona tavola, tutti editi da noi da Marsilio (La misteriosa morte della compagna Guan, Visto per Shangai, Quando il rosso è nero, Ratti rossi) sono ottimi racconti che servono al lettore occidentale per comprendere gli aspetti più interessanti di una società antica ma in forte movimento verso il futuro con le sue contraddizioni e i suoi contrasti.


13 Maggio 2013

Categoria : Recensioni Libri
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