“Una città tra la rabbia e la disperazione”


L’Aquila – Da E.G. (identità a noi nota) riceviamo a proposito dell’ultimo editoriale: “Bravo direttore, finalmente ciò che alcuni mormorano da sempre si inizia a scrivere. L’Aquilla non ha mai volato, forse lo faceva come un tacchino, e tornerà a volare è pia illusione. Diciannove quartieri sparsi attorno al nulla, ciascuno senza una piazza, senza una chiesa, senza quei luoghi che erano riferimento della nostra vita. Diciannove quartieri costati una cifra folle, ringraziamo coloro che ci regalano queste case e ci dicono che domani serviranno per gli studenti. E va bene, ammettiamo pure che gli studenti e i loro genitori siano ampiamente soddisfatti di poter abitare case sismiche ad Arischia, Camarda, Collebrincioni, Cese di Preturo… Ma cosa diciamo a tutti quei bravi aquilani che avevano due, tre, quattro appartamenti affittati agli studenti e che, seppur dovessero vederli ricostruiti, verranno espropriati dalla loro fonte di ricchezza? Forse le C.A.S.E., di proprietà dello Stato, verranno “donate” ad un Sindaco di centro-destra, e gli affitti studenteschi davvero arrichiranno la città e non solo i proprietari di appartamenti privati. Ma ne siamo certi? E perchè coloro che erano in affitto al sei aprile, e che adesso nelle C.A.S.E. andranno ad abitare, dovrebbero volerne uscire? O chi viveva in una casa popolare e adesso si trova in una fantastica abitazione tecnologicamente avanzata e antisismaica dove persino il presidente del consiglio sogna di poter abitare? E se lo sogna lui, noi che
siamo, degli imbecilli a volerne uscire un domani? E quale domani? Quello in cui ricostruiranno le nostre abitazioni sulla faglia di Pettino? O sulle varie località “Vasche”?
O forse su Campo di “Fossa”? O magari nei vicoletti del centro storico, bei palazzi del seicento e del settecento ampiamente adottati dalle varie comunità internazionali?
Ma signori, Cialente strilla che non ci sono i soldi nemmeno per le “A”, le macerie sono ancora a terra, la popolazione italiana sa bene che siamo tutti a posto, ci hanno dato le
case, soldi ne piovono più di una alluvione. Quelle C.A.S.E. ce le terremo, signori, chi avrà interesse a ricostruire una città irricostruibile, e quali aziende verranno ad impiantare i loro stabilimenti nella città che ha per vie d’accesso poco più che delle mulattiere e per
ferrovia impega cinque ore a portare la popolazione a Roma?
Avete notato, o è una mia impressione, come la solidarietà tra noi aquilani si è tramutata in rabbia, rabbia sfogata ai semafori, alle rotonde dove non sappiamo nemmeno che ha la precedenza, agli stop delle nuove strade dove nessuno si ferma, nel traffico impazzito e ingiustificato di una città che non ha recuperato nemmeno i suoi settantamila abitanti? Forse molti di noi vivranno ancora qui, forse per stanchezza, forse perchè obbligatida mutui in essere o da lavori non trasferibili. Ma di una cosa sono certo, sig. Colacito, su cui Lei ha ragione: siamo annichiliti, e soffriremo, soffriranno i nostri figli, ancora per molto…”.


07 Ottobre 2009

Categoria : Dai Lettori
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