E’ vietato ad un sindaco difendere la città ?
Momenti di isterìa, momenti di tensione. Forse sarà meglio che tutti tornino alla calma e che gli atteggiamenti muscolari, sia il prefetto che chi gli dà ordini, cioè il governo, se li rimangino. E’ vietato ad un sindaco difendere, anche con molto calore, la sua città contro istituzioni che si lasciano dominare da una becera burocrazia ritardataria e amebica? Sicuramente non lo è, e anche se lo fosse, farebbe bene il sindaco Cialente a continuare a farsi sentire da Roma. Nel cratere non ci sono greggi di pecoroni.
Se non c’è altro mezzo per indurre il governo ad accorgersi dell’Aquila, vanno bene tutti i metodi. Si potrà discutere sulla rimozione delle bandiere, ma non certo minacciare il sindaco di… licenziamento. Sembrano gli strepiti e le prepotenze di altri tempi e altri regimi… Nessuno manca di rispetto alla bandiera. Il sindaco intende solo dire che L’Aquila sembra appartenere non all’Italia, ma ad un’altra contrada, visto che Roma se la dimentica e si tiene i soldi nei cassetti. Bene che vada, nei cassetti.
Ricoprano tutti i loro nervi scoperti, si torni a ragionare. Ma Roma, tramite i suoi emissari periferici, non creda di essere ancora caput mundi e caposaldo dell’impero. Qui si protesta quanto si vuole, perchè si hanno migliaia di ragioni, e quattro anni di tempo sprecato, per farlo e si ha il diritto comunque di farlo. Se poi vogliono rimuovere il sindaco, facciano pure. Non sanno a cosa vanno incontro, giuridicamente, politicamente, socialmente, umanamente. Sono degli sprovveduti, caparbi e polverosi avvezzi solo alla ferula e ai famuli proni e balbettanti.
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