Pescara Calcio, concluso tristemente un campionato… sotto la cresta dell’onda
Pescara – (di Stefano Leone) – NIENTE DI GRANDE SI PUO’ FARE SENZA IL CONTRIBUTO DELLA PASSIONE – Quando si dice che la vita si prende gioco di tutto! Nel giorno dell’ennesima apoteosi bianconera della Juventus che ieri ha conquistato l’ennesimo scudetto, il Pescara chiude a Genova la sua apparizione nel campionato di serie A. Si, perché di apparizione si è trattato e di apparizione mesta e senza gloria. Mancano ancora 270 minuti al termine del calendario ma la sconfitta di ieri al “Marassi” contro il Genoa, ha sancito con la matematica il definitivo de profundis dei biancoazzurri. Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire; diceva così Ennio Flaiano e chi, meglio di lui, può essere citato per una partenza che la Pescara Calcio non ha mai attuato. Fra polemiche, contestazioni, mugugni e malcontenti, il campionato è andato avanti come una vera via crucis. Ha fatto registrare momenti che sono passati, dalla totale negazione di ciò che la realtà stava rappresentando, al grottesco di polemiche sterili e prive di qualsivoglia logica esistente. Dalla querelle, degli uni contro gli altri armati, dei dirigenti contro gli amministratori comunali per la storia delle tessere omaggio; al cambio di allenatori senza mai prendere un provvedimento serio nei confronti dei giocatori che, lautamente pagati, mai hanno dimostrato la moralità dell’attaccamento alla maglia. Per arrivare alla polemica, fra dirigenti in carica e ex dirigenti, sfociata in cronache da tribunale. Insomma, solitamente la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana; questa del Pescara qualche padre lo ha, ma ora a nulla servirebbe elencare colpe e responsabilità. Certo, una dirigenza che, diciamocela tutta, non ha mai avuto eccellenze nel riscuotere simpatie fra stampa, osservatori e tifosi non ha certo facilitato il compito. Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità e, senza rischi non si fa nulla di grande. Nessuno pretendeva che il Pescara facesse sfaceli, ma che salvasse la faccia giocandosela a viso aperto, con ogni avversario, questo si. Invece la squadra non ha mai ne sfruttato le piccole opportunità, ne mai ha rischiato tirando fuori gli attributi. La fama della squadra biancoazzurra, durante l’intero campionato, è andata aumentando di fiasco in fiasco. Basta dare un’occhiata alla statistica dei numeri del campionato degli adriatici. Ormai, ciò che è stato fatto, quello è. Ora bisogna iniziare a lavorare per il futuro ma, fondamentale, sarà il metodo; dovrà essere un’altra storia rispetto a quello adottato in passato. Bisogna sapere dove andare. D’altronde, nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, quindi bisogna che la dirigenza prenda il buono dell’esperienza fatta; ma non basta essere pronti ad imparare; bisogna lasciare che altri insegnino. Imparare è un’esperienza; tutto il resto è solo informazione.
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