Cialente getta la spugna: “O soldi subito, o me ne vado, vengano loro a L’Aquila”


L’Aquila – IL SINDACO NON NE PUO’ PIU’ E TRACIMA – L’annunciata lettera al presidente della Repubblica (diffusa oggi ma ampiamente anticipata ad alcuni giornali) lo faceva intendere chiaramente. Il sindaco Cialente torna ad annunciare: riconsegno la fascia. Lo aveva già fatto due anni fa, ma senza un reale seguito. Ora la decisione, invece, è presa. Entro 15 giorni i soldi per cominciare a ricostruire, oppure appresso alla fascia, saranno spedite ai vertici romani anche le dimissioni e “vengano Napolitano, Letta e i sottosgretari a governare L’Aquila”. Questa mattina conferenza stampa convocata con urgenza (a noi la convocazione è arrivata mezz’ora prima…) e gli annunci. Il sindaco farà rimuovere anche le bandiere tricolore dai palazzi. Insomma, L’Aquila sarà territorio “libero” dall’autorità dello Stato, territorio che respinge il verde, il bianco e il rosso.
Il sindaco è apparso, questa mattina, davvero alterato e ormai prossimo a mollare tutto, ad alzare la voce come mai in passato era avvenuto.
“Prefetto e questore – ha detto tra l’altro – non si rendono conto che qui la gente è esasperata, infuriata, e che può accadere di tutto”. E poi bordate a quella burocrazia romana inamovibile, gelatinosa, che se ne frega delle urgenze e fa sapere che per avere i soldi CIPE “possono essere necessari anche dei mesi”. Allora, dice il sindaco, è spudoratamente falso che L’Aquila è un caso nazionale. E’ un caso come gli altri, un adempimento burocratico senza fretta, pensano forse “che si debba costruire una strada oppure addirittura, qualcuno, che si voglia da qualche parte fare clientela”. Bene, siamo alla rottura: il sindaco per primo non ne può più, entra nelle menti e nei cuori dei suoi cittadini che hanno smarrito ogni fiducia, ogni speranza, ormai arresi alla disperazione e convinti che l’Italia (vecchi o nuovi governi, non fa differenza) del dramma di 100.000 persone se ne frega.
Via fascia, via bandiere e fra due settimane, via sindaco e amministratori. La città viene riconsegnata allo Stato flaccido e incapace di darle ciò di cui ha diritto, e che promette e ripromette tra retorica e finte attenzioni, affogando poi nelle spire mortifere della sua invincibile, inarrestabile e immodificabile burocrazia dai tempi smisurati e sfrontati. Proprio ieri il ministro arrivato a Onna a guardarsi intorno, aveva ribadito che il caso è nazionale, e che sono passati ben 4 anni. Non ha detto, quel ministro, che solo grazie ai tedeschi riparte la ricostruzione di Onna. Se era per lo Stato…


06 Maggio 2013

Categoria : Cronaca
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