Celestino? Non fu assassinato, parola dello studioso che si occupò di James Joyce


L’Aquila – UNA PERIZIA ESAURISCE POLEMICHE E IPOTESI SU BUCO NEL CRANIO – IL TESTO DEL DOCUMENTO – C’è una verità (vedremo nel tempo quanto definitiva) sul giallo del buco nel cranio di Celestino V, che per molti anni ha suscitato dubbi e alimentato anche molte spiegazioni che a qualcuno sembrano fantasiose.
Il giallo non è giallo, tutt’al più un vilipendio di cadavere: il foto, dalla forma pressappoco quadrata, fu causato quando il pontefice era morto da tempo. Lo dice la perizia effettuata dal dottor Luca Ventura, dirigente medico dell’Unita’ Operativa di Anatomia Patologica dell’ospedale San Salvatore. Uno studioso e un ricercatore di grande fama e prestigio. La ricognizione dei resti era stata effettuata il 23, 24 e 25 febbraio scorsi quando si decise di riesumare la salma alla quale “rinnovare” il volto in cera che col tempo aveva subito un progressivo deterioramento.
“L’esame paleopatologico dei resti ossei – scrive Verntura – ha fornito importanti informazioni sulle caratteristiche funzionali e sulle patologie del Santo del Morrone. La presenza del buco sul cranio, che per secoli ha alimentato leggende ed ipotesi, quasi mai basate su criteri scientifici, puo’ essere finalmente inquadrata in modo corretto. Non la traccia del delitto orchestrato dal successore Bonifacio VIII, ma un foro praticato sullo scheletro molto tempo dopo la morte”. “Le ossa – si legge nella relazione – si presentano integre ed in ottimo stato di conservazione, non necessitano pertanto di ulteriore consolidamento. I resti appartengono ad un uomo di eta’ adulto-anziana, dotato di discreta struttura ossea di base, con modesta robustezza delle inserzioni muscolari. La statura corrisponde a 168 cm circa e le ossa dell’arto superiore destro presentano diametri e lunghezze maggiori dei controlaterali, indicando un soggetto destrimane”. Il foro fu praticato dunque da qualcuno per sfregio o per altri motivi, che non si conosceranno mai davvero, e il giallo del papa assassinato (magari da un altro papa) è chiuso. Almeno per la perizia Ventura. Per la Chiesa, era chiuso da tempo, perchè l’argomento non era mai piaciuto ai vertici del cattolicesimo e vere indagini scientifiche non c’erano mai state o, se mai ve ne furono, erano state tenute nei cassetti.

LA PERIZIA – Ecco il documento peritale nella versione integrale: Dott. Luca Ventura – MEDICO CHIRURGO – SPECIALISTA IN ANATOMIA PATOLOGICA PALEOPATOLOGIA – Dirigente Medico U. O. Anatomia Patologica – Ospedale San Salvatore, L’Aquila. E’ noto a nche per aver scritto un saggio sulle peripezie mediche dello scrittore James Joyce, un malato che fu visitato da quasi 1000 medici.
“Nei giorni 23, 24 e 25 febbraio 2013, è stata effettuata la Ricognizione dei resti mortali di San Pietro Celestino, Papa.
Le ossa si presentano integre ed in ottimo stato di conservazione, non necessitano pertanto di ulteriore consolidamento. I resti appartengono ad un uomo di età adulto-anziana, dotato di discreta struttura ossea di base, con modesta robustezza delle inserzioni muscolari. La statura corrisponde a 168 cm circa e le ossa dell’arto superiore destro presentano diametri e lunghezze maggiori dei controlaterali, indicando un soggetto destrimane. Su entrambe le clavicole presenta alterazioni riferibili al trasporto di pesi sulle spalle non eccessivi, ma per tempi molto prolungati.
In regione frontale sinistra si osserva foro rettangolare di mm 9 x 5, con asse maggiore disposto perpendicolarmente al margine orbitario, dal quale il bordo più vicino dista 30 mm. I bordi della lesione appaiono netti, grossolanamente rettilinei, di colore più chiaro rispetto alla superficie esterna del cranio. Il profilo dei bordi mostra la sequenza dei due tavolati ossei e della diploe e presenta uno spessore di 4 mm. Il versante endocranico del foro, esplorato mediante endoscopia digitale, mostra caratteristiche e dimensioni analoghe, con focali scheggiature del tavolato interno. Non sono presenti lesioni accessorie, quali fratture radiali e concentriche, in prossimità del foro principale.
La distinzione delle lesioni craniche prodotte in vita (ante mortem) da quelle occorse dopo il decesso (post mortem) costituisce una problematica complessa. Essa si basa su elementi rilevabili all’esame ispettivo, che forniscono risultati attendibili anche in assenza di studi radiologici. L’assenza di reazione riparativa dell’osso esclude che l’individuo possa aver riportato la lesione in vita ed esser sopravvissuto, anche per breve tempo. L’assenza di fratture accessorie radiali e concentriche consente invece di escludere categoricamente l’evenienza di una lesione prodotta in vita o sul cadavere (peri mortem), vale a dire su osso allo stato fresco. Infine, il colorito più chiaro delle superfici di frattura conferma che la lesione è stata prodotta sull’osso scheletrizzato. Le scheggiature del tavolato interno indicano un colpo proveniente dall’esterno.
Tali elementi depongono quindi per una lesione certamente postmortale (pseudopatologia), prodotta su osso secco, riconducibile all’impatto a bassa velocità di un oggetto a superficie ridotta, tipo punta metallica, proveniente dall’esterno, verosimilmente procurata in fase di sepoltura o recupero delle ossa.
Tra le altre condizioni patologiche vale la pena di segnalare la possibile presenza di sinusite cronica, segni di usura dentale e parodontopatia e la perdita in vita del primo molare superiore destro con ascesso periapicale. Tali elementi e la totale assenza di carie, depongono per una dieta povera di zuccheri raffinati.
Per quanto riguarda la colonna vertebrale, la presenza di ernie di Schmorl è da riferire a carichi ponderali sostenuti specialmente nell’adolescenza, mentre artrosi di grado modesto è presente a livello delle vertebre lombari. Due le patologie congenite riscontrate: la sacralizzazione della V vertebra lombare (fusione della vertebra col sacro), condizione che può produrre curvature anomale della colonna causando dolore, e la spina bifida occulta (schisi parziale del sacro), reperto frequente nel materiale osteoarcheologico, che rappresenta una condizione in genere asintomatica e compatibile con una vita normale.
L’esame paleopatologico dei resti ossei ha fornito importanti informazioni sulle caratteristiche funzionali e sulle patologie del Santo del Morrone. La presenza del buco sul cranio, che per secoli ha alimentato leggende ed ipotesi, quasi mai basate su criteri scientifici, può essere finalmente inquadrata in modo corretto. Non la traccia del delitto orchestrato dal successore Bonifacio VIII, ma un foro praticato sullo scheletro molto tempo dopo la morte.


03 Maggio 2013

Categoria : Scienze
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