Economisti e ricostruzione nel cratere
Leggiamo in un articolo di un economista di gran nome che per rinascere “non si uccide la pecora, ma si tosa” e che “nessuno è mai morto di debito, ma di mancata crescita”. Poco capiamo (e con orgoglio) di economia, ma una volta tanto ci sembrano frasi razionali e azzeccate. Vogliono dire in sostanza che la gente non si uccide con le tasse, come ha fatto Monti prono di fronte alla protervia della Merkel, e che bisogna darsi da fare per crescere: se avviene, si possono anche pagare giuste tasse e a rate anche i debiti. Queste auree regole bisogna, però, applicarle anche alla zona terremotata e a L’Aquila. Che sono certo anomalie nel contesto nazionale, ma esistono e dolgono come ferite purulente.
Chi sa quanto a Roma politici e nuovi governanti condividono quanto scritto dal famoso economista. Sembrano infatti tutti protesi a cambiare, a gestire bene politicamente la situazione, facendo tacere le aride alchimie dei tecnici tassatori folli. Pare, infatti, che finalmente la politica (saggia) voglia imporsi alle angherie fiscali ritenute il solo rimedio per la crisi. Ma sembrano anche del tutto indifferenti ai bisogni (leggi: soldi) di cui ha urgenza il cratere per rinascere. Tutto è pronto (dopo 4 anni, ci mancherebbe…), ma Roma non molla il miliardo che pure ha promesso. Il sindaco Cialente è fiducioso. Andrà da Letta a parlargli chiaro. Si sbrighi, sindaco. Magari si faccia dare una mano dallo zio Gianni. Alla fine, nella vita, in qualsiasi frangente, è solo questione di soldi, e quelli ci debbono mandare.
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