Turismo parsimonioso, tutt’al più un panino…
L’Aquila – (G.C.) – Non è andata bene, e del resto tutti se lo aspettavano, perchè di questi tempi va di moda la notizia negativa, defedante e scoraggiante: turismo esangue, stentato ma soprattutto parsimonioso anche in questa giornata del 1 maggio, che doveva rappresentare il momento forte del lunghissimo ponte di primavera cominciato il 24 aprile. Il tempo non ha certo incoraggiato gli arrivi, pur mantenedosi asciutto. Temperatura buona, caldo il poco Sole apparso nella foschia e tra le nubi. Molte persone sulle spiagge, qualche primo bagno di stagione. Ma senza spendere un euro… Del resto, i soldi o non ci sono, o sono proprio pochissimi, o restano in tasca. La gente non ha più voglia di sprecare, ammesso che qualcuno ancora possa. Le notizie altalenanti sull’IMU (si toglie, non si toglie, si riduce, poi vediamo…) hanno spento quei barlumi di speranza che la fiducia (parlamentare, non del popolo) al governo Letta avevano acceso.
Questa sera folla nei centri commerciali rimasti aperti, molto numerosi, in barba allo sciopero dei lavoratori del commercio proclamato dai sindacati di categoria. Il calo turistico è stato valutato intorno al 12-13%, ma con la crisi che morde – anzi azzanna – si fanno strada fenomeni nuovi. In sostanza, è il trionfo del panino, magari quello straclassico con la frittata.
Uno, in particolare: molta gente lascia le città di residenza per il mare o per le aree turistiche interne. Sono per la maggior parte, però, persone e famiglie che hanno doppie case e residenze, mantenute nonostante l’IMU, più che altro per non aver potuto vendere a prezzo accettabile.
Le raggiungono, ma senza grandi spese, e magari consumano i pasti senza frequentare locali, dopo aver fatto la spesa. In molti negozi è ben presto oggi finito il pane, sia il fresco che quello di ieri, questo il dato significativo che fa pensare a panini e colazioni alla buona, magari in riva al mare. A sera si torna a casa. “Fuitine” di poche ore, economiche e modeste. I turisti veri, quelli che un tempo prenotavano per un soggiorno, sono sempre di meno. Molti alberghi sono ancora chiusi sulle riviere. I prezzi spesso elevati, specie nei ristoranti, e non di rado senza menu e ricevuta, non aiutano.
Intanto gli albergatori e i ristoratori pensano a sagre e feste, e chiedono misure per contenerne il numero o limitarle: rubano clienti, non garantiscono qualità e igiene. Sono troppe, insomma, e non danno certo lustro al turismo abruzzese. Sarà un’estate difficile, stentata e litigiosa. Ma soprattutto, di crisi: le prenotazioni parlano chiaro, o meglio tacciono, perchè sono pochissime o del tutto assenti.
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