A Bussi diossine e veleni micidiali: nuove analisi ampliano l’area di contaminazione


Bussi – (G.Col.) – (In evidenza: così viene rappresentata per gli studenti una molecola di diossina – Sotto panorama di Bussi e ancora l’area della discarica accanto alla A-25) – Nella discarica di Bussi, e forse anche nelle aree vicine, ci sono diossina e veleni micidiali in valori superiori anche di milioni di volte ai limiti ritenuti dalla legge tollerabili. Benchè molti si domandino, a proposito di questi limiti che peraltro variano di zona in zona e di paese in paese, cosa mai possa significare “tollerabile”: forse solo che si crepa impiegando un po’ più di tempo. Di certo, è che nessun veleno farà mai bene alla salute dei viventi e all’ambiente.
L’allarme sulla presenza di diossine viene dal mondo ambientalista, ed è stato diffuso oggi, con la solita approssimazione e inadeguatezza informativa tipica delle organizzazioni che operano in questo campo. Tra le quali solo Legambiente sa cosa dire e come dirlo, quando è necessario dirlo.
Comunque, stando ai dati diffusi oggi c’è da ritenere che si debba parlare di vero e proprio allarme. Accanto alla discarica più grande d’Europa o sicuramente tra le più grandi d’Europa, nella quale sono state sepolte in decenni tonnellate di veleni di ogni specie, sotto gli occhi chiusi di tutte le autorità e degli stessi ambientalisti (che preferivano pensare ai pollai abusivi di qualche povero contadino, anzichè ai flagelli ecologici in atto), probabilmente aree ben più estese sono contaminate, insieme con le acque. A due passi dagli abitati di Bussi e Popoli, dell’ospedale di Popoli, dell’autostrada, della ferrovia, di case coloniche e del fiume Pescara, che nasce nelle vicinanze puro e gentile, ma diventa subito dopo un ammorbato corso di veleni. Tutto ciò, dopo decenni di prepotenti imperi chimici che pagavano e acquistavano silenzi a tutti i livelli, viene scoperto sette anni fa, e seguito da sequestri e provvedimenti tanto goffi quanto lenti, mentre va avanti un processo penale che – comunque – è ancora lontano da una sentenza.
Nel frattempo, non è stato fatto praticamente nulla per attenuare il rischio di contaminazione, o per una vera bonifica dell’area. Ora si scopre la diossina – cacio sui maccheroni di una caterva di veleni e metalli pesanti interrati – e si grida all’urgenza di una messa in sicurezza che, comunque, non potrà arrivare in tempo brevissimi.
Cos’è avvenuto? Non si capisce bene, ma probabilmente nuove analisi hanno fatto luce su un’emergenza che fa paura.
Cosa accadrà ora? Prevedibile: un nuovo coro di sdegni, scaricabarile, impegni, polemiche, rimpalli di accuse. La sola azione concreta in atto, è il processo al tribunale di Pescara. Ma, si sa, nulla è più impastato e lento della giustizia in Italia. Più il caso è grave, più torme battibeccanti di celeberrimi avvocati, legulei, ciarlatani e portatori di interessi la fanno lunga. Per di più, occorrerebbe per una vera messa in sicurezza un mare tanto vasto di denari sonanti e contanti, che non se ne ha l’idea.
Quindi, diossina. Che gioia esser vissuti fino ad oggi in Abruzzo… regione verde d’Europa! In effetti, molti composti chimici tossici – compresi alcuni gas nervini – hanno colori verdastri.


29 Aprile 2013

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati