25 Aprile, onoranze ai patrioti rosetani


Roseto – Riceviamo: “Villa Comunale 25 aprile 2013: le onoranze ai patrioti rosetani e l‘intervento di Franco Sbrolla. “Saluto tutti e ringrazio i famigliari dei patrioti che sono qui presenti. Ringrazio anche l’amico Luigi Braccili, che mi ha permesso, con i suoi scritti, di riportare nel mio libro alcuni episodi del biennio 1943 – 1944. I nostri patrioti li ho visti in sogno. Erano affacciati ad un balcone, tra le nuvole. In prima fila stavano dieci giovani, che nella notte del 14 gennaio 1944 si imbarcarono vicino alla foce del torrente Borsacchio, per superare via mare il fronte di guerra e riabbracciare la Libertà. E quando i tedeschi, sbucati dal canneto, cominciarono a sparare, si buttarono nell’acqua gelida. Uno di loro, Biagio De Nigris di Notaresco, morì assiderato, e la mattina dopo il suo cadavere fu portato a Roseto, per intimorire tutti quelli che volevano fuggire dal giogo nazista.
Ci furono poi le perquisizioni e vennero arrestati quattro patrioti: Nazzareno Brandimarte, Fioravante Di Marco e i fratelli Camillo e Dino Di Pietro. Processati dal Tribunale speciale di Teramo, furono condannati a morte, e in attesa dell’esecuzione vennero separati e rinchiusi nelle carceri de L’Aquila e di Regina Coeli.
Il 13 dicembre 1943, durante un rastrellamento, erano stati fermati Dante Candelori ed alcuni coetanei.
Ma quando il soldato tedesco che li sorvegliava appoggiò ad un albero il mitra, il giovane rosetano, emulo del ragazzo di Portoria, raccolse un mattone e glie lo scagliò colpendolo alla testa.
Arrestato qualche giorno dopo, il Tribunale speciale lo condannò alla deportazione in Germania.
Li ho visti tutti in sogno i patrioti rosetani e aguzzando gli occhi ho riconosciuto anche gli altri.
C’erano, in seconda fila, i Romualdi: il padre Ciro, medico e letterato, nato a Montepagano, e i suoi figli.
Il 2 agosto 1848, Ciro Romualdi entrò armato a Cologna, rimasta fedele al Governo Borbonico, e spiegò la bandiera tricolore gridando “Viva l’Italia, viva la Libertà, viva Carlo Alberto”.
Venne processato dalla Corte Criminale e riparò a Genova. Tornato in Patria dopo 12 anni, fu l’ideatore del nome Rosburgo, in quanto non gradiva la denominazione Le Quote e l’ironico appellativo “cotaroli”.
Alla fine di settembre 1860, i suoi figli, Alessandro e Pasquale, raggiunsero Napoli via mare, e a Capua si aggregarono allo schieramento garibaldino. Nella storica battaglia del Volturno, Alessandro Romualdi, nominato luogotenente dei cavalleggeri, trascinò le avanguardie contro le linee borboniche. Morì da eroe il 1° ottobre 1860, aveva 17 anni non ancora compiuti.
Pasquale Romualdi, ventenne, combattè a fianco del fratello, e dopo la morte di Alessandro, continuò la battaglia, che si concluse, vittoriosamente, il 2 ottobre.
Accanto ai Romualdi, ho visto Giuseppe Devincenzi, uno dei protagonisti del Risorgimento italiano.
Nel 1848, eletto deputato del Parlamento napoletano, firmò la protesta per lo sgombero forzato della sede istituzionale di Monteoliveto, durante i sanguinosi moti popolari contro il re Ferdinando II di Borbone.
Condannato dalla Corte Criminale di Napoli a 24 anni di ferri duri, dopo l’esilio collaborò con Camillo Benso conte di Cavour e accompagnò il re Vittorio Emanuele II all’incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi.
Il 16 ottobre 1860 fece gli onori di casa quando il corteo reale passò sotto l’arco di trionfo eretto davanti alla sua villa, denominata poi Villa Mazzarosa. Fu ministro del Regno d’Italia nel 1867 e dal 1871 al 1873.
Come rosetano, li guardavo con orgoglio. Anche loro mi guardavano e mi accorsi che erano amareggiati.
All’inizio non capivo, ma dopo un’attenta riflessione, ho compreso e condiviso la loro tristezza.
L’Italia di oggi, governata da tanti politici ed amministratori sprofondati nel fango, non è quella che avevano sognato quando lottavano per riacquistare la Libertà, e si offrivano all’estremo sacrificio. Se però gli italiani saranno capaci, democraticamente, di fare piazza pulita dei corrotti e dei corruttori, allora i nostri patrioti potranno ritrovare, tra le nuvole, il sorriso della lontana fanciullezza.
E per non dimenticarli, il Comitato 25 aprile, che ha voluto riscattare il vergognoso oblio delle Istituzioni, si farà promotore di una stele presso la foce del Borsacchio. Affinchè rimanga, a perpetua memoria, la doverosa testimonianza del nostro glorioso passato”.


26 Aprile 2013

Categoria : Cronaca
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