Tornimparte presenta Ju Calenne
Tornimparte – (Foto: la presentazione della manifestazione con il sindaco Giammaria e sotto la chiesa di S.Panfilo) – La notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, è quella dedicata a Tornimparte secondo un antico rituale a Ju Calenne, la festa di Calendimaggio. E’ una festa caratterista del territorio. I giovani issano nottetempo davanti al sagrato della chiesa più importante un tronco (ju calenne), concorrendo come dice Mario Santucci, “ad una impresa gratuita, libera e al di sopra delle regole sociali, quasi un gioco collettivo” per festeggiare il ritorno della bella stagione. In precedenza viene scelto un albero molto grande che, tagliato, viene spogliato dei rami tranne quelli di sommità.
Scrive il sito della Proloco di Tornimparte: “E’un rito antichissimo, che si rinnova ogni anno nella notte tra il 30 aprile ed il primo maggio. Un gruppo di giovani taglia un albero, ”ju calenne” che poi, una volta spogliato di tutti i rami tranne quello sulla punta, viene piantato prima dell’alba nel sagrato della Chiesa Parrocchiale. Il proprietario ha il diritto di rientrare in possesso della pianta solo se sorprende le persone nella fase del taglio o del trasporto sulla sua proprietà; inoltre il proprietario può reclamare il diritto sulla pianta qualora non sia stata innalzata prima dell’alba. C’era un modo molto originale per stabilire l’ora dell’alba: si presentavano davanti al proprietario venuto a reclamare l’albero, persone di sua conoscenza, ad una distanza di cento passi: se venivano riconosciute era l’alba. L’albero veniva tolto il 31 maggio, venduto all’asta ed il ricavato andava alla Festa di Sant’Antonio.
L’origine di questa tradizione ha radici antichissime, risalenti ai riti pagani (di origine longobarda) che celebravano la fertilità, il risveglio della natura dal torpore invernale. Proprio dal fatto di discendere da riti pagani è scaturita una certa avversione, nei primi secoli di diffusione del Cristianesimo, da parte della Chiesa. Negli statuti aquilani del 1300 si parla di divieto del rito de “ju calenne”. Tale divieto, come molti altri, mirava a sradicare tutti quei riti di origine pagana. Più avanti negli anni, comunque, il rito del Calenne ha trovato una sua identità anche all’interno del Cristianesimo, anche perché il carico di significati che portava con sé (fertilità, fecondità, festa) costituirono comunque un terreno di confronto tra cultura pagana e cultura cristiana. Il fatto poi che questa tradizione sia giunta fino ai giorni nostri praticamente inalterata è da ricondurre al fatto che lo sfruttamento del bosco, per la legna o per ricavare il carbone, è stato al centro dell’economia di Tornimparte fino a qualche decina di anni fa”.
IL CALENDIMAGGIO – E’ – spiega Wikipedia – una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d’Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Toscana, l’Abruzzo, l’Umbria.La funzione magico-propiziatoria di questo rito è spesso svolta durante una questua dove, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano.
Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) che accompagnano i maggerini e i fiori (viole, rose) con cui i partecipanti si ornano e che vengono citati nelle strofe dei canti. In particolare la pianta dell’ontano, che cresce lungo i corsi d’acqua, è considerata il simbolo della vita ed è per questo che è spesso presente nel rituale.
Si tratta di una celebrazione che risale ai celti (festeggiavano Beltane), etruschi e liguri che celebravano l’arrivo della bella stagione, essendo questi popoli molto integrati con i ritmi della natura.
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