Polemiche e verità storiche: il fascismo ricostruì Salle in pochi mesi


L’Aquila – (di G.Col.) – NIENTE APOLOGIE E RETORICA, MA I FATTI CONTANO – (Foto: l’imponente arcata del pone di Salle, il panorama del paesino oggi e la chiesa) – C’è un fatto nella storia dell’Abruzzo che torna in evidenza parlando di terremoti e di ricostruzioni. Vale la pena di fermarsi un attimo a ragionare, se qualcuno è disposto ancora a farlo. Il fatto è che Salle fu ricostruita in pochissimo tempo, mentre L’Aquila e il suo territorio aspettano da 4 anni e, vista la persistente penuria di fondi, aspetteranno ancora.
E’ in atto la polemica (figuriamoci: siamo al 25 aprile…) sulla inopportuna targa apologetica nel municipio di Salle, in cui si esaltano Mussolini e la sua ricostruzione del piccolo paese colpito a morte da diversi terremoti, e in particolare da una forte scossa che nel 1930 riguardò la fascia adriatica. Forte al punto che la costa anconetana fu colpita persino da un leggero tsunami. Una scossa precedente c’era stata in Irpinia, sempre nel 1930, e una seguente arrivò nel 1933 colpendo direttamente la zona del massiccio della Maiella, e distruggendo anche ciò che restava di Salle, come di diversi altri centri dei versanti della Maiella nel Chietino e nel Pescarese.
La storia sismica dell’Abruzzo non ci ha mai fatto mancare niente. Salle Vecchia fu uno dei centri irrecuperabili, anche a causa di movimenti franosi sulle pendici del Monte Morrone. Lo Stato la ricostruì ex novo più a valle, dove oggi si trova.
La targa che forse con un minimo di tatto e di opportunità avrebbe dovuto essere più storica e composta, e meno elogiativa e celebrativa, è la testimonianza di un evento che appartiene alla storia e non può essere taciuto o cancellato. Se prevalessero più obiettività, più conoscenza dei fatti e meno retorica, le cose si vedrebbero più chiaramente. Ma da noi è importante polemizzare, non riflettere sugli eventi… Quanto alla verità, quasi sempre… non ha importanza.
Resta la verità incontrovertibile, attestata persino nei documenti che elencano i terremoti italiani (tanti, a non finire), che il fascismo ricostruì Salle in una trentina di mesi, consegnando alla gente le case, la chiesa, la scuola, il comune, tutto nuovo e tutto chiavi in mano. E definitivo, non baracche o map.
Per L’Aquila, ricostruzione a zero a quasi 50 mesi dal sisma, dopo un’infinità di polemiche, errori, ritardi, confusioni, approssimazioni, e un numero imprecisato di inchieste giudiziarie. Negli anni Cinquanta, dunque ben oltre il fascismo, la strada Salle-S.Tommaso di Caramanico fu saldata su un ponte alto 90 metri, il più alto dell’Italia Centrale, opera magnifica dal punto di vista scientifico e tecnico. Pochi lo conoscono, ma merita di essere visitato e ammirato, sospeso su un’unica luce sull’orrido e bellissimo burrone in fondo al quale scorre l’Orta. Uno spettacolare angolo d’Abruzzo.
I benefici politici e amministrativi proseguivano. Salle, il paese che unico al mondo produce ancora corde per strumenti musicali dalle viscere degli ovini, è oggi ridotto a 300 abitanti, grazie alla dissennata politica successiva e che dura ancora oggi per tanta parte dell’Abruzzo. “Prima” le cose andavano meglio.
E soprattutto le ricostruzioni andavano spedite. Forse un aspetto storico da non dimenticare, senza apologie e senza sbrodolature e panegirici. Solo storia, fatti nudi e crudi.


24 Aprile 2013

Categoria : Storia & Cultura
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