DiLetta Italia
(Di Carlo Di Stanislao) – Fu a partire dal settembre del 1632 che, nella piccola cittadina di Loudun, situata nella regione Poitou-Charentes, scoppiò un vero putiferio, che ha ispirato il romanzo di Aldous Huxley, portato poi sullo schermo da Ken Russell nel suo capolavoro I Diavoli, nel 1971.
Secondo gli storici Jeanne des Anges, la madre superiora del convento di Orsoline, era fuori di sé per il rifiuto ricevuto dal prede-seduttore Grandier e per vendicarsi, nel segreto del confessionale raccontò a padre Mignon che il prete aveva usato la magia nera per sedurla. Accodandosi a lei, diverse altre religiose dichiararono che il prete le aveva stregate, inviando loro dei demoni per costringerle a commettere atti impuri con lui. A poco a poco, le suore vennero prese da un’isteria collettiva. In una di queste crisi di possessioni demoniache, durante le quali le religiose si contorcevano in pose impudiche e urlavano oscenità e bestemmie, una suora fece il nome di Urbain Grandier.
Qualcosa di diverso ma di simile riguarda il nome di Enrico Letta, uomo ombra ed ora convincente candidato premier, venuto fuori dalla isteria di un partito che più errore non poteva accumulare negli ultimi tempi.
Dallo zio Gianni (braccio destro di Silvio Berlusconi), il giovanissimo Enrico ha imparato l’arte del Richelieu, gran consigliere e uomo di raccordo del principe di turno: un fedele collaboratore che ha via via acquisito il ruolo di leader politico, sempre con ruoli di primo piano.
Mentre da Nino Andreatta, suo mentore negli studi e nella vita politica, l’arte di saper sempre coniugare la politica con specifiche competenze di indirizzo economico e industriale, tanto che nel secondo governo D’Alema e nel successivo dicastero Amato (1999-2001) ha ricoperto il ruolo di ministro dell’Industria.
Adesso, dopo che nel 2006 fu sottosegretario alla presidenza nel ruolo di segretario del Consiglio dei ministri nel secondo governo di Romano Prodi, tanto da far sottolineare ai maliziosi che in Italia cambiano i governi, si alternano alla guida del Paese centrodestra e centrosinistra ma sempre un Letta rimane a governare palazzo Chigi (ed infatti allo zio lasciò il posto nel 2008), è tornato al partito a fianco del segretario Bersani, fino a condividerne scelte e difficoltà, ma rimanendone immacolato e così tanto pulito che sul suo nome, di fatto, si è concentrata la speranza di premierato Pd per un governo con il Pdl.
A soli 47 anni, quindi, con un cursus honoris incredibile quanto a numeri e velocità, pisano (il che lo accumuna al competitor battuto Amato), ex ministro più giovane della Repubblica, sposato e padre di tre figli, il Letta Enrico è il nuovo presidente del Consiglio incaricato da Giorgio Napolitano per la guida di uno dei governi più difficili della Repubblica e, secondo gli annuari, uno tra i più giovani premier europei.
E’ anche scrittore e prolifico anche, autore, tra l’altro, di: Passaggio a Nord-Est, Arel-Il Mulino, 1994; Euro sì – Morire per Maastricht, Laterza, 1997; La Comunità competitiva, Donzelli, 2001; Dialogo intorno all’Europa (con L. Caracciolo), Laterza 2002; L’allargamento dell’Unione europea, Il Mulino, 2003; Viaggio nell’economia italiana (con P. Bersani), Donzelli, 2004; L’Europa a Venticinque, Il Mulino, 2005; In questo momento sta nascendo un bambino, Rizzoli, 2007; Costruire una cattedrale. Perché l’Italia deve tornare a pensare in grande, Mondadori, 2009.
Nella biografia sul suo sito personale ricorda di essere un lettore onnivoro e di amare soprattutto i libri degli scrittori italiani dell’ultima generazione, come Santo Piazzese, Marcello Fois, Gianrico Carofiglio e di aver considerato illuminante ‘L’uomo dei sogni’ di Jean-Christophe Rufi, il cui protagonista, che vive nel Medioevo, in una Francia devastata dalla Guerra dei Cento Anni, con la sua coda di massacri, carestie e malattie, sogna di cambiare il proprio tempo partendo da un desiderio di libertà e attraverso la sua intelligenza, i viaggi in Oriente, la scoperta che il denaro può essere strumento di benessere, “inventa” una sorta di probo “capitalismo”, che favorisce la crescita della nuova classe dei mercanti e dei borghesi che, assieme alle merci, faranno circolare il piacere, la pace e la libertà. Certamente un eccellente viatico per chi ora dovrà scrivere le pagine immediate di un romanzo nazionale caduto in un oscuro medioevo disperante.
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