Miracolo, l’agroalimentare va bene


Francavilla – C’è qualche settore produttivo in Abruzzo che va bene? Conforta sapere che la risposta è positiva: è l’agroalimentare. Un fatturato che negli ultimi tre anni e’ cresciuto del 6%, in assoluta controtendenza rispetto alla crisi in corso. Fanno eccezione solo le microimprese, quelle con meno di due occupati, con un saldo negativo del 21,3%. Andamento positivo in generale anche sul fronte dell’occupazione, in particolare per le grandi imprese che hanno fatto registrare addirittura un aumento degli occupati del 19,7%.
Sono questi alcuni dei dati del Report agroalimentare regionale, uno studio dettagliato su un campione significativo di imprese aderenti al Polo di innovazione Agire (40 su 100), realizzato dallo stesso consorzio Agire insieme ad Universita’ di Teramo e Inea (Istituto Nazionale Economia Agraria) e in collaborazione con il Cresa. Il rapporto e’ stato illustrato ad imprenditori e giornalisti dall’amministratore delegato, Donato De Falcis, in occasione del primo Meeting dell’ Agroalimentare d’Abruzzo, tenutosi oggi all’hotel Villa Maria.
Oltre a ribadire il dato positivo che il settore agroalimentare, in Abruzzo, vanta un fatturato di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, di cui 500 milioni riguardanti le esportazioni, il Report ha evidenziato le criticita’ e i fattori di crescita segnalati dalle aziende. Il miglioramento dei prodotti appare l’obiettivo prioritario delle aziende del campione, anche se nel caso delle piccole imprese (quelle con meno di 10 dipendenti) sono piu’ rilevanti lo sviluppo dei mercati e l’internazionalizzazione e in quello delle micro imprese la seconda priorita’ in assoluto e’ il miglioramento dell’organizzazione commerciale. La scarsa possibilita’ di accesso a risorse finanziarie e i costi troppo elevati appaiono i principali ostacoli all’innovazione da parte delle imprese del campione, con l’eccezione delle grandi imprese che invece individuano come maggiore difficolta’ quella di individuare partner per farlo. La mancanza di informazione sui mercati e’ percepita come limite all’adozione di innovazione, in particolare da parte delle piccole e medie imprese.


23 Aprile 2013

Categoria : Economia
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