Abruzzo a Roma, dignità e disperazione
(Immagine: il Ratto delle Sabine di Gualberto Rocchi) – Sono ancora una volta i giorni in cui gli abruzzesi, alcuni dei quali sono discendenti diretti di quei Sabini ai quali tanto la capitale deve storicamente, comprese molte belle donne dell’epico ratto, scendono a Roma. Gli aquilani per strappare al Governo il diritto di esistere, migliaia di lavoratori di tutte le altre città per l’occupazione. Per misure contro la crisi mordace e soffocante, invece di vergognose dispute e liti politiche. Avviene mentre l’Italia si accinge ad eleggere un presidente (che potrebbe anche essere abruzzese, Letta o Marini, chi sa). Ma soprattutto mentre una città devastata dal terremoto non riesce a respirare, scalcia in un perenne coma, attende ciò che ha diritto di avere, che le è stato promesso da vip e politici finora inattendibili. Qualcuno dice bugiardi. Forse esagera.
L’Abruzzo griderà a Roma, con disperazione e speriamo con dignità . Non sarà , non può essere, una voce declamante nel deserto. Sarà un grido altissimo. Roma non faccia finta di nulla. Le sabine potremmo anche andarcele a riprendere. Ratto al contrario. Sì, cerchiamo di sdrammatizzare con il sorriso. Talvolta, vale più di un’armata. Comunque, Roma sappia che stavolta nessuno scherza. Non siamo alla frutta, ma ben oltre: è vuoto anche il bicchierino dell’ammazzacaffè.
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