6 aprile 2009, quella calda accoglienza
Roseto – Scrive nelle sue rilfessioni il collega aquilano Ugo Centi: “Chissà perché quando si “celebra” l’anniversario del terremoto dell’Aquila non si ricorda mai a dovere l’accoglienza che vi fu nei comuni della costa abruzzese fin dalle primissime ore dopo il sisma. Stamattina parlando di tutt’altre cose con una amica di Pineto, la direttrice della Biblioteca civica pinetese, Emila Frastornini, proprio alcuni episodi di quei giorni ci sono tornati alla memoria.
Come quella giovane mamma aquilana in pigiama con un bambino che già nella mattinata del 6 aprile 2009 si trovava smarrita nell’atrio del centro polifunzionale del Comune di Pineto. Quel bambino che calmò il suo pianto quando Emilia gli mise in mano alcuni fumetti della biblioteca. E poi le infinite scene di accoglienza a Pineto, Roseto, Giulianova e gli altri centri costieri, di alcune delle quali sono stato diretto testimone.
Penso alle amiche Mariantonietta Marinaro e tutte le collaboratrici della Biblioteca di Roseto, a Mirella Lelli e Luca Maggitti ed al personale del Comune di Roseto, a Raffaella D’Elpidio che con la sua coop-sociale organizzò momenti di piccole gioie per i bambini aquilani (“Ci facevano coprire i muri con i disegni perché credevano di vederci le crepe”, mi raccontò una volta). Penso alle splendide maestre delle scuole di Roseto (“Facevamo scuola al piano terra, per paura di far salire i bimbi al primo piano”). Penso a tanti, tanti, che non posso citare tutti (e mi scuso con quelli che non indico con il nome se no non finirei più) che offrirono ospitalità e generi di conforto. Penso a questa accoglienza, che – sarò brutale, ma scusate, è quel che penso – non so se sarebbe biunivoca.
Non sto parlando dei momenti istituzionali, che pur vi furono e tanti (ricordo quanto si adoperò l’allora sindaco di Roseto, Franco Di Bonaventura). Non dico nemmeno di quelle funzionarie e impiegate del Comune di Roseto che andarono in ufficio il giorno di Pasqua per organizzare l’accoglienza. Parlo della gente comune, che offriva generosità che colpì me per primo quei giorni che frequentavo zone che peraltro già conoscevo da anni per averci intrattenuto rapporti di lavoro e soprattutto di amicizia (che poi si è trasformata in vera e profonda e, per me, indelebile).
“Del terremoto de l’Aquila ho ancora le immagini del giorno dopo”, mi dice Emilia Frastornini. “Per la prima volta tra noi dipendenti del comune, si è stabilita da subito una intesa di solidarietà. Tutti abbiamo partecipato all’”accoglienza” in modo spontaneo. Mi è rimasta impressa nella mente l’atmosfera di terrore….il grande silenzio delle persone che attendevano nell’atrio del polifunzionale dove era stata allestita l’unità di emergenza. L’immagine che mi viene in mente in modo immediato è quella degli occhi increduli delle persone. Alcuni chiedevano….signora mi dica, sto sognando?. A me correvano le immagini di l’Aquila come l’avevo vista l’ultima volta. Una città piena di vita e di studenti che affollavano le strade del centro. Mi auguro che possa tornare a vivere presto.”
Ecco, percepisco questa sincerità a Pineto ed a Roseto. E quando io, che invece sono molto più disincantato, quando io che “so”, purtroppo, qualcosa di più, provo ad insinuare qualche elemento di dubbio sulle responsabilità anche locali, aquilane, della (a)ricostruzione, quasi si stenta a crederci. Meglio così. Meglio che rimane quella bella pagina di solidarietà. Anche se molti aquilani, mi sembra, tendano a non ricordarla.
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