Il laticlavio sulle rovine aquilane


I senatori romani indossavano il laticlavio, una larga striscia di stoffa rossa. Il 17 aprile il Senato deporrà il laticlavio, simbolicamente, sulle rovine aquilane. La tenacia suadente della senatrice Pezzopane ha convinto il “tosto” presidente Grasso a dedicare una seduta alla ricostruzione aquilana. Cioè, in pratica, ad un progetto, per alcuni un sogno, visto che di concreto non c’è alcuna ricostruzione e che il Ministro Barca ammette: “Sì, occorrono altri soldi”. Dopo 4 anni non ci pare un gran passo avanti.
La seduta del Senato, invece, ci sembra significativa. Che si sappia (ma noi sappiamo poco) mai una ne fu dedicata ad una città distrutta dalla natura, che chiede solo di potersi rimettere in piedi. Un’ambizione comprensibile, deve aver pensato Grasso incalzato dalla Pezzopane, che prima (sensibilità femminile) lo ha invitato a vedere “cum oculis” come stanno le cose. Per davvero, non in tv o a chiacchiere. Grasso deve aver mormorato: “Nessuno ha più ragione di questa donna”. E ha deciso.
Un terribile sospetto ci angoscia: che possa essere una di quelle sedute svogliate, a banchi semivuoti, a laticlavi abbandonati sulle spalliere delle sedie opulente di quell’augusta sala, in cui sono transitati tanti padri della patria. Insomma, un atto formale. No, signori senatori. Qui le cose vanno davvero male. Benedetto XVI lasciò il suo pallio sull’urna di Celestino V.
Voi offrite la vostra dignità, quel giorno, per L’Aquila sofferente. Non morta come Celestino V, ma quasi…



10 Aprile 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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