C5, una vittoria e un brindisi
Pescara – (com) – Basta una vittoria come quella di domenica a ripagare una stagione tanto avara di soddisfazioni per i cuori biancazzurri ? La risposta è un categorico, definitivo e secco no ! Ma senza alcun dubbio tutta la frustrata sete di vittorie di questo campionato ha avuto il potere di far gustare ai pescaresi un buon calice di prosecco come se fosse una pregiatissima bottiglia di Moet et Chandom d’annata. A fine gara, si badi bene, non c’era un clima euforico e trionfalistico ma solo la giusta eccitazione nel vedere finalmente ricompensati tutti gli sforzi di un ambiente che ha sempre creduto nel lavoro come unica strada per uscire dalla crisi. Questi ragazzi non hanno infatti conosciuto nessuna pausa, hanno lavorato con ritmi di allenamento, che avrebbero piegato la volontà dei più solerti e sono stati capaci di trasformare la loro sofferenza in valori umani alti ed esemplari. Hanno ingoiato e metabolizzato amarezze e rospi giganteschi, senza discutere e senza mollare. Sono diventati un po’ alla volta un gruppo unito e coeso e alla fine sono riusciti ad esorcizzare le loro angosce, trasformandole in punti di forza. Non è poca cosa e va loro riconosciuto !
A farne le spese è stato il Montesilvano, inerme di fronte al mistico furore agonistico dei pescaresi. Non ho completezza di dati ma l’ultima volta che Mammarella ha raccolto, in un solo tempo, sei palloni nella propria porta credo giocasse in terza elementare nel torneo interclassi del Circolo Didattico di contrada San Martino. Scherzi a parte, nemmeno Stefanone nazionale, numero uno dei numeri uno, è riuscito a fare argine e a contenere la furia biancazzurra, che in una sorta di eccitazione crescente a colpi di artiglieria pesante sfrantumava e sgretolava minuto dopo minuto ogni resistenza residua. E non avesse riarmato, Santo Mammarella, tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo, un nuovo muro di cemento armato a difesa della propria porta, il risultato finale si sarebbe dilatato ulteriormente definendo con coerenza e giustizia la differenza reale dei valori tecnici espressi sul campo. A tale proposito, mi sia consentito una parziale digressione e la doverosa sottolineatura di un paio di episodi eclatanti. A metà ripresa uno splendido Davì offriva un assist a metri zero dalla linea di porta a Nicolodi che calciava con prontezza nell’assoluta certezza sua e di tutti gli spettatori presenti di fare gol. Ebbene tra l’incredulità generale e l’ammirato stupore, Mammarella riusciva miracolosamente a respingere, compiendo una parata destinata ad entrare nell’antologia del Calcio a 5 e ad essere menzionata come una delle più belle parate di sempre. Quando poi a distanza di qualche minuto Stefanone da Chieti, essendo fuori dai pali, con un balzo da giaguaro recuperava bloccando un pallone che con qualunque altro portiere sarebbe finito inevitabilmente in rete, il pubblico del Pala Rigopiano dedicava spontaneamente ual portiere della Nazionale italiana una standing ovation da brividi.
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