INGV: dal 6 aprile 2009 ne sanno di più, sisma utile per la scienza e per il futuro


INGV: DAL 2009 CIRCA 70.000 TERREMOTI NELL’AQUILANO – (Foto: la trincea per i rilievi sismici di cui si parla nell’articolo e una stazione di monitoraggio sismico) – L’Istituto nazionale del geofisica INGV ha pubblicato un interessante articolo nel quarto anniversario del sisma del 2009, che ha insegnato agli scienziati molte cose e consentito loro di approfondire studi e ricerche di natura sismica. Ci sembra utile riprodurre l’articolo, che è initolato “Quattro anni dal terremoto dell’Aquila”.
“In occasione del quarto anniversario del terremoto del 2009, i ricercatori dell’INGV tornano a esprimere la loro vicinanza alla città dell’Aquila e agli aquilani.
In questi quattro anni le nostre ricerche sono proseguite, per capire i dettagli dei processi fisici all’origine dei terremoti e per contribuire alla definizione di iniziative e politiche volte alla mitigazione del rischio sismico. In quest’ottica abbiamo aperto una sede dell’istituto nel centro storico dell’Aquila, anche come riferimento e informazione per le autorità e la cittadinanza.
Le nostre analisi e i nostri studi hanno evidenziato alcuni aspetti importanti della sismogenesi, come il ruolo giocato dai fluidi nella crosta terrestre nella generazione dei terremoti e i meccanismi di propagazione e focalizzazione delle onde che causano lo scuotimento del terreno e quindi il danneggiamento, o il crollo, degli edifici soprastanti.

Tra gennaio e dicembre 2009 le nostre reti sismiche hanno registrato quasi 70.000 terremoti nell’aquilano attraverso i quali abbiamo ricostruito in dettaglio il reticolo di faglie che attraversa la zona per oltre 50 km. Si tratta di faglie parallele agli Appennini: in alcuni casi riattivano le strutture compressive che milioni di anni fa hanno portato alla formazione della catena montuosa, in altri sembrano tagliarle di netto.

Ipocentri dei quasi 70.000 terremoti registrati dalle nostre reti sismiche nell’aquilano tra gennaio e dicembre 2009. Tali localizzazioni, estremamente precise, hanno permesso di ricostruire in dettaglio il reticolo di faglie che attraversa la zona per oltre 50 km. Valoroso et al., 2013.

Agli studi di sismologia abbiamo affiancato le modellazioni al computer della faglia responsabile del sisma del 2009, basate su dati geodetici ottenuti con le reti GPS e con l’interferometria da satellite. E i rilevamenti geologici di una zona più ampia, con cui abbiamo ricostruito i meccanismi che, negli ultimi due milioni di anni, sono stati all’origine della formazione dei bacini quaternari dell’Aquila, di Paganica – San Demetrio ne’ Vestini, Barisciano – San Pio delle Camere e della Media Valle dell’Aterno.

Trincea paleosismologica realizzata lungo l’espressione superficiale della faglia di Paganica che ha generato il terremoto del 6 Aprile 2009. Cinti et al., 2011.
L’evento del 6 Aprile del 2009 ha prodotto una rottura sul terreno, espressione superficiale della faglia di Paganica: il suo studio ne ha evidenziato un’inedita complessità strutturale. Per ricostruire la sua storia e dinamica sono stati effettuati rilievi fino a quattro metri di profondità scavando le cosiddette trincee paleosismologiche: l’analisi dei sedimenti e della loro deformazione ha permesso di riconoscere cinque terremoti verificatisi negli ultimi 5000 anni.

Tra questi, il penultimo è riconoscibile come il terremoto del 1461, ben descritto dai documenti storici. Mentre del terremoto del 1703 non si hanno chiare tracce perché probabilmente non ha interessato questa faglia. Inoltre, la storia sismica antica e recente dell’Abruzzo ha aiutato a capire la relazione tra grandi terremoti del passato e sequenze sismiche. Queste ultime sono molto più numerose e frequenti dei forti terremoti e generalmente scollegate da loro. Solo nel Novecento la regione abruzzese è stata interessata da ventitré sequenze, otto delle quali intorno all’Aquila Ma l’unico forte terremoto abruzzese del secolo (Avezzano, 1915, magnitudo 7.0, CPTI11, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI11/) non ha avuto alcuna scossa premonitrice, così come quello, più modesto (M5.7), del 1950.

Grazie a un progetto di ricerca finanziato dal MIUR (denominato FIRB Abruzzo), l’INGV continuerà questi studi. Insieme, continuerà a promuovere attività educative di prevenzione del rischio sismico per la popolazione delle zone più pericolose. E riferirà direttamente al pubblico tramite i suoi canali e i social network, come Twitter e YouTube e questo blog. Siamo convinti che la tragedia dell’Aquila, con tutte le sue contraddizioni, abbia dolorosamente contribuito a far crescere la comunità scientifica italiana. Vorremmo continuare a farlo insieme al resto della società, sviluppando di pari passo ricerca scientifica e cultura della prevenzione”.


07 Aprile 2013

Categoria : Scienze
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