Le strane dimissioni di Miglianico


Miglianico – Scrive il gruppo consiliare “Viva Miglianico viva”: “L’assessore ai Lavori Pubblici del Comune Alessio Di Bartolomeo, si è dimesso da assessore facendo protocollare il 3 aprile la lettera formale scritta il giorno di Pasqua, il 31 marzo.
Dopo le dimissioni, il 7 gennaio scorso, dell’assessore (esterno) ai Lavori Pubblici, Antonia Nardella, dunque, un altro componente dell’esecutivo municipale, con una delega “pesante”, lascia l’amministrazione. Cosa sta succedendo in Comune nella maggioranza di “Progetto Miglianico”? Perché il sindaco, Dino De Marco, in un primo tempo ha negato al nostro gruppo consiliare l’accesso agli atti per acquisire la lettera di dimissioni e valutarla e poi dopo la minaccia di far intervenire il Prefetto, l’abbia concesso?
Questa è l’ennesima pagina penosa di questa esperienza amministrativa trascinata ormai da quattro anni a cura di Dino De Marco e dei suoi multi colorati “progettisti”. È anche inutile, forse perfino stucchevole, segnalare che normalmente un sindaco che riceve due dimissioni importanti in 90 giorni e, nel frattempo, cambia lo statuto comunale pur di non mettere invece mano alla sua giunta, dovrebbe o azzerare la giunta o dovrebbe reintegrarla, ridistribuendo soprattutto le deleghe pesantissime lasciate sul tavolo dai due dimissionari (Urbanistica e Lavori Pubblici, mica bruscolini) o potrebbe/dovrebbe dimettersi per scuotere i suoi compagni d’avventura.
Il senso delle istituzioni del sindaco De Marco non merita apprezzamento, anzi, quindi è inutile aspettarsi qualcosa che non sia un rinvio, il solito scaricabarile, un tentativo di sopimento, la tentazione dello sviamento.
Restano da fare alcune considerazioni
La prima riguarda l’aspetto istituzionale. Una giunta partita con sei componenti non può perdere due assessori con deleghe fondamentali senza che nulla accada. Senza cioè che nessuno dei consiglieri venga nominato assessore e senza che le deleghe vengano comunque assegnate, visto che manca un anno alla conclusione della consiliatura e che, ad esempio, si attende il nuovo (si fa per dire) PRG. Dino De Marco fa il medico di professione, non può avere tempo e lucidità per fare anche il pluri-assessore.
La seconda considerazione è politica, nel senso della gestione della maggioranza. Può darsi che nessuno degli altri componenti la maggioranza consiliare sia degno di diventare assessore? Può darsi che nominarne uno significherebbe perderne un altro? Che segno di compattezza sarebbe questo per una maggioranza che già non rappresentava la maggioranza assoluta dei votanti e che della sua prima maggioranza ha anche perso una consigliera (Sara Antonelli di SEL, ndr) passata decisamente all’opposizione?
La terza notazione è politica in senso partitico. Pur restando disinvolto il fatto d’aver voluto presentare un lista fatta di elementi di PD, SEL, UDC e Pdl, sorge qualche dubbio sul fatto che si son dimessi tutti e due gli assessori che chiaramente si richiamavano e si richiamano lealmente al partito di Berlusconi. Mentre restano incollatissimi alle poltrone gli augusti deretani degli esponenti del PD, tutti del PD visto che all’appartenenza dell’assessore Simonetta Firmani all’Udc, incredibile ab origine, non ci crede più neppure lei. È una svolta politica? Davvero Dino De Marco ha scelto il partito di Bersani per il suo futuro politico?
Perché i consiglieri di maggioranza che non sono del PD sostengono questo “progetto” che va palesando la verità nascosta dall’inganno, scolorendo il suo effetto multicolor?
Chi è in maggioranza e chi è all’opposizione e si richiama (avendolo fatto anche in occasione delle recentissime elezioni politiche) a partiti di centro destra o di centro non alleato con il PD, dovrebbe trarre le conseguenze. O no? L’unico collante appare essere l’indennità. O ci sono ancora promesse “personali” credibili?
E non si venga a parlare di lealtà agli impegni presi o di programmi che si stanno attuando proprio ora. Né gli né gli altri sono cose serie”.


05 Aprile 2013

Categoria : Politica
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