Perizia su morte calciatore Morosini
Pescara – Il defibrillatore doveva essere usato quando il calciatore del Livorno Piermario Morosini fu colto da improvviso malore nello stadio “Adriatico-Cornacchia” di Pescara. E’ quanto si evince dalla perizia dei tre consulenti nominati dal gip del tribunale di Pescara Maria Michela Di Fine per fare luce sulla morte di Morosini, avvenuta il 14 aprile scorso a seguito di un malore avuto durante l’incontro Pescara – Livorno. I tre periti avevano ricevuto l’incarico il 9 novembre nel corso dell’incidente probatorio. La prossima udienza e’ prevista per il 19 aprile.
“La causa della morte, nel caso di specie, e’ individuabile nella certezza che Morosini fosse affetto da cardiomiopatia aritmogena con interessamento prevalente del ventricolo sinistro; pertanto, il decesso di Piermario Morosini – dicono i periti – e’ inquadrabile come una morte improvvisa cardiaca aritmica, secondaria alla cardiomiopatia aritmogena da cui era affetto, precipitata dallo sforzo fisico intenso. In merito alla incongrua, caotica assistenza sanitaria fornita al momento della caduta a terra del Morosini, nel campo di gioco del Pescara calcio, possiamo concludere che vi sono comportamenti sanitari che, a nostro avviso, hanno rilevanza causale nel determinismo dell’exitus dell’atleta”. Per la vicenda sono indagati il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini, quello del Pescara Ernesto Sabatini, il medico del 118 in servizio quel giorno allo stadio, Vito Molfese, e il cardiologo Leonardo Paloscia, direttore dell’Unita’ Coronarica e Cardiologia , presente allo stadio come tifoso.
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