Quest’anno le pizze di Pasqua non si fanno!


(di Scipione l’Aquilano*) – Proprio così mi disse sconsolata Concetta, seduta sul muretto davanti casa, mentre si stringeva un golfino sulle spalle. Ormai erano quasi le otto e si era resa conto, aveva realizzato, che non si trattava della solita scossetta, ma di una tragedia. Già..! Per lei, solida e affidabile come un fabbricato antisismico, il lunedì dopo la Domenica delle Palme è da sempre il giorno dedicato alla realizzazione delle Pizze di Pasqua, quelle lievitate fatte con la tradizionale ricetta che si tramanda di madre in figlia quasi con un senso di religiosità, con la gestualità e tempi degni di un rito speciale.. per lei quasi sacro!

Anche quel 6 aprile 2009, lunedì dopo la Domenica delle Palme, era tutto pronto. C’erano circa cento uova e svariati pacchi di zucchero e farina pronti, mentre il forno era stato pulito e le fascine preparate. La sveglia avrebbe suonato alle 5 e lei pronta sarebbe scesa ad impastare e preparare le pizze ed altri dolci. Nella sua casa indipendente, ormai in città, ha fermamente voluto da sempre il suo spazio. Un enorme stanzone con un grande forno a legna dove fino ad una decina di anni fa realizzava personalmente anche il pane due volte al mese, senza mai comprarlo in negozio o al forno. Non pensate ad un lindo “rustico”, come si usa dire oggi, ma qualcosa di meglio. Io lo definisco un museo. L’ “Arca” in legno di ciliegio fatta dal “mastro” del paese che era stata prima di sua madre, così come la credenza in legno e tutto il resto. Direi un museo in miniatura di una cucina contadina, compresi arnesi tutti rigorosamente originali e consumati dal tempo. E per questo ricchi di fascino.

Le Pizze di Pasqua di Concetta alla fine non sono per soddisfare la sua golosità o per essere consumate in famiglia. Infatti ne realizza una trentina. Sono invece il segno della fratellanza e della condivisione, della vicinanza ai suoi cari e alle persone a cui tiene. Infatti, lei va personalmente a farne dono ai figli, ai nipoti per i quali ne fa una versione più piccola, ai consuoceri, ai fratelli, alle famiglie vicine, e così via. Lei non porta in dono cioccolatini, uova di cioccolata o cesti con i fiocchi sgargianti, magari accompagnati da sorrisi di circostanza. Concetta ti porta la “Pizza di Pasqua” avvolta con la carta del pane che gli dà il suo amico fornaio, accompagnata da gesti semplici e carichi di affetto: “te la pozzi magnà co lla bbona salute” e “pregame la salute, che te lla pozzo portà pure ju prossimu annu … se Dio vole”.

Ormai, tagliare la mattina di Pasqua la Pizza di Concetta per accompagnare la tradizionale colazione è un rito ed un pensiero va a lei e alla sua genuina generosità. Di solito il giro delle consegne delle pizze lo completa il Venerdì Santo e la sera, soddisfatta, si sente appagata nel pensare che tutte le persone a lei care il giorno di Pasqua possono mettere a tavola la sua pizza e rivolgere un pensiero anche a lei. Quando la mattina di Pasqua lei taglia la sua, con religioso silenzio, la guarda e poi l’assaggia. Tutti i commensali aspettano in silenzio che lei dica la solita frase. “Oh… quist’annu non me sembrano tanto cotte, aju puntu giustu. Tenga cagnà fornaru, te lo so dittu che tenivi mette più fascine…” rivolta al marito, che alza gli occhi al cielo in segno di rassegnazione.

Così da ormai 50 anni. Ma il lunedì dopo la Domenica delle Palme del 2010 Concetta ha ripreso con la stessa lena, la stessa fiducia e la stessa generosità a rifare le sue Pizze di Pasqua. E la ha fatte anche ieri, lunedì dopo la Domenica delle Palme 2013. Anche quest’anno, la mattina di Pasqua, scopriremo se saranno “cotte aju puntu giustu”.

*scipionelaquilano@gmail.com


27 Marzo 2013

Categoria : Cronaca
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