Condutture colabrodo e crisi idriche
Popoli – “No al prelievo dalla sorgente San Calisto per risolvere l’emergenza idrica sul territorio pescarese e chietino ma aumentare gli investimenti per sostituire le reti colabrodo”. È l’appello che l’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio, consigliere comunale di Popoli, rivolge al sindaco Concezio Galli in merito ad un intervento inserito nel Piano d’ambito dell’Ato.
“Il documento – spiega Lattanzio – che ha una durata di venti anni e viene aggiornato ogni tre anni, è stato oggetto di una revisione ratificata dai sindaci e alla quale ha collaborato anche l’Aca, nel 2012. Secondo questo strumento, sono previsti una serie di interventi sul settore idrico e tra le opere strategiche segnalate è presente l’allaccio alla sorgente San Calisto di Popoli e il prelievo da questa sorgente rientra nel quadro di potenziamento dell’acquedotto Giardino”. In base a quanto previsto, quindi, Lattanzi chiede “al primo cittadino di convocare un consiglio comunale straordinario per proporre all’ente d’ambito lo stralcio di questo intervento dal Piano – dichiara Lattanzio -. Ricordo, infatti, che tale sorgente fornisce acqua all’intera città di Popoli e nelle sue vicinanze insistono i pozzi di attingimento dell’azienda Gran Guizza. Con stupore ma anche con rammarico – prosegue Lattanzio – mi chiedo come sia possibile risolvere il problema del Giardino andando a prelevare acqua dalla sorgente popolese. Sarebbe invece opportuno fare investimenti per sostituire le tubature vetuste dell’acquedotto ed evitare spiacevoli episodi come quelli accaduti nei giorni scorsi che hanno lasciato a secco molti comuni del pescarese e del chietino oltre ai capoluoghi di provincia.
E’ assurdo – dice ancora Lattanzio – immettere ulteriore acqua nelle reti che sono ormai troppo vecchie e hanno una dispersione con una percentuale molto elevata. Il prelievo ulteriore di acqua dalla sorgente San Calisto andrà a creare problemi a Popoli e all’azienda che produce acqua. Alla luce di tutto ciò, mi chiedo dov’era la precedente amministrazione quando si stava mettendo mano al Piano d’ambito, e perché tutto ciò sia avvenuto in maniera sotterranea. È evidente che ora più che mai è necessaria una maggiore trasparenza e soprattutto investimenti per migliorare l’adduttrice principale. No quindi a semplici palliativi che non risolvono il problema ma ne generano di altri ancora più complessi”.
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