Ricercatrici aquilane nel gruppo che ha realizzato la prima retina artificiale biocompatibile del mondo


L’Aquila – (Nella foto la Basti e Rita Maccarone) – E’ stata pubblicata su tutti i quotidiani italiani la notizia della realizzazione in Italia della prima retina artificiale fatta con materiali organici e quindi biocompatibili. Tutto nasce da una pubblicazione dal titolo “A polymer optoelectronic interface restores light sensitivity in blind rat retinas” su Nature Photonics di un gruppo di ricerca (Diego Ghezzi, Maria Rosa Antognazza, Rita Maccarone, Sebastiano Bellani, Erica Lanzarini, Nicola Martino, Maurizio Mete, Grazia Pertile, Silvia Bisti, Guglielmo Lanzani e Fabio Benfenati) coordinato da Fabio Benfenati dell’Istituto Italiano di tecnologia di Genova e composto, come coautrici, anche dalla professoressa Silvia Bisti e dalla ricercatrice Rita Maccarone entrambe dell’Università degli Studi dell’Aquila. Negli esperimenti effettuati dal professor Benfenati, la retina artificiale è stata testata in laboratorio ed ora si sta lavorando sulla sperimentazione animale. A detta del professor Benfenati, fra 3-5 anni si potrebbero avere i primi studi pilota sull’uomo. Il gruppo di ricerca che ha effettuato gli esperimenti e la pubblicazione su Nature nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Italiano di tecnologia di Genova, il gruppo del Centro per le nanoscienze e tecnologie di Milano ed il Laboratorio di Neurofisiologia della Visione del Dipartimento DISCAB dell’Università dell’Aquila rappresentato dalla professoressa Silvia Bisti e dalla ricercatrice Rita Maccarone. Il lavoro dimostra il potenziale di realizzare protesi visive con materiali biocompatibili organici, piuttosto che con semiconduttori inorganici come il silicio usato finora per le retine artificiali. Protesi visive di questo tipo saranno utili alle persone soggette a patologie retiniche come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare, che causano problemi alla vista, fino anche alla cecità. Cruciale per il lavoro è stato il tipo di materiale organico usato, un polimero semiconduttore utilizzato comunemente nelle celle solari organiche, chiamato P3HT, che ha una struttura a base di carbonio. La sua struttura somiglia molto a quella della proteina che nella retina è sensibile alla luce.
InAbruzzo.com ha contattato la professoressa Silvia Bisti per avere delle informazioni in merito alla importante pubblicazione scientifica.
Professoressa, cosa insegnate e quali filoni di ricerca portate avanti nei vostri laboratori dell’Università del’Aquila?
Il nostro gruppo di ricerca, che noi definiamo Neurofisiologia della Visione, si è da sempre interessato allo studio dei meccanismi alla base della funzione visiva. In particolare abbiamo concentrato la nostra ricerca a livello della retina, struttura nervosa specializzata nella trasformazione delle immagini visive in percezione. L’altissima specializzazione della retina la rende particolarmente fragile sia a stress ambientali che genetici e molte sono le patologie a carico della retina che possono ridurre notevolmente le capacità visive fino alla cecità. Il nostro scopo è stato da una parte chiarire le cause che determinano la degenerazione retinica, dall’altra intervenire per rallentarla. Nell’ipotesi estrema in cui la degenerazione è troppo avanzata per poter intervenire diversamente, non rimane che sostituire la funzione mancante.
Quale è stato il vostro ruolo all’interno del gruppo di ricerca che ha presentato i risultati a Nature?
Questa ricerca ci vede partner di un progetto molto ampio, multidisciplinare che ha come scopo a lungo termine ripiazzare una parte di retina non più funzionante con materiali organici biocompatibili finora testati con successo “in vitro”.
Quali saranno i prossimi passi in termini di ricerca?
Il passo successivo sarà l’impianto in modelli animali con degenerazioni retiniche di cui il nostro gruppo testerà le capacità visive.
In che modo l’Università e le istituzioni possono agevolare la ricerca ed in particolare il vostro gruppo di lavoro per ottenere nuovi successi di livello mondiale che speriamo tutti siano utili per la collettività?
Nonostante le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare in questi anni, siamo molto fieri del risultato ottenuto, ma per andare avanti con successo abbiamo bisogno di impegno da parte dell’Università e di prospettive per i giovani che lavorano con noi.


18 Marzo 2013

Categoria : Le Interviste
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