Caro poeta, ti hanno negato per anni


Il Vate, il poeta soldato, l’immaginifico e in tanti altri modi ci si riferisce a d’Annunzio, che nacque in questo giorno 12 marzo 150 anni fa. Oggi viene celebrato alla grande, ma per anni, caro poeta, ti hanno negato a noi che – con qualche anno sulle spalle – a scuola poco abbiamo sentito parlare di te. E abbiamo dovuto recuperare in seguito, leggendoti. Spesso scoprendo che sei un gran poeta e un grande scrittore. Però Foscolo, Carducci, Pascoli, Leopardi, Manzoni, Dante, ce li hanno imposti, mentre di te, caro conterraneo delle sponde adriatiche, ci hanno negato quasi persino l’esistenza. Motivi meschini, ipocrisie culturali, o quell’eterna ombra scura che gravava sulla scuola. Un impasto di falsità, moralismo, cecità culturale, che negava ai giovani poeti come Saffo, Ovidio, perchè la prima madre di tutte le lesbiche, l’altro verseggiatore lubrico e sensuale. L’arte di amare non poteva essere perdonata, eppure anche lui, Ovidio, era un nostro conterraneo. Del resto, a scuola non ci dissero niente neppure di Celestino V… figuriamoci.
Oggi il Vate si celebra e Pescara lo venera, come avrebbe dovuto fare da sempre. Meglio tardi che mai? La cultura non dovrebbe soffrire di queste piccolezze e meschinità, ma in Italia è capitato. Forse anche altrove. Negli USA, in molte scuole non si studia nè si cita Darwin. Si nega l’evoluzionismo. I comunisti russi dicevano che Einstein era “scienza occidentale e consumistica”. Insomma, ha ragione Maurizio Costanzo: la mamma dei deficienti è sempre incinta.



12 Marzo 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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