Tradizioni: Guardiagrele e le… sise
Guardiagrele – (di Stefano Leone – foto di Massimo Leone scattata in una delle più antiche pasticcerie della cittadina) -
Si articola su un lungo promontorio adagiato sulle pendici orientali della Majella e delimitato su tre lati da ripidi crinali. Dalla sua posizione, dunque, la un lato (ad ovest) le arrotondate cime alte e maestose, dall’altro lato, (ad est), l’occhio si ferma all’orizzonte ove scorge la netta linea dell’Adriatico. Famosa per le produzioni artigianali, in particolare nella lavorazione dei metalli, oltre ad aver dato i natali all’orafo, incisore e pittore Nicola Gallucci, detto Nicola da Guardiagrele, la cittadina è conosciuta per il suo dolce particolarissimo e unico: le sise delle monache. Sulla denominazione di sise delle monache ci sono tre teorie esplicative. La prima: la dizione originaria sarebbe quella di “tre monti“ che si riferisce alle vette della Maiella, (Murelle, Acquaviva e Focalone), che fanno da balia alla cittadina. Ma in modo malizioso, quella denominazione è stata trasformata in sise delle monache dalla fantasia popolare. Chi avrebbe contribuito in maniera profonda a dare forza al credo del popolo fu il poeta dialettale Modesto Della Porta il quale, ammirando un giorno quelle paste più imbiancate del solito con lo zucchero a velo, esclamò: “Madonna come sono bianche e diritte e appuntite, mi sembrano proprio sise di monache”. La seconda tesi: la monaca per perdere la vistosità del proprio corpo e assumere una fisionomia più spirituale, inseriva, secondo quel che si dice, un involto di stoffa tra i due seni in modo che la fascia che li copriva rendesse una superficie piatta, senza prominenze. Di qui, per la fantasia laica, l’esistenza di tre seni. La terza ipotesi: le sise delle monache sono dette “delle monache“ perché questa particolare brioche è stata inventata dalle suore, in particolare dalle clarisse. E’ ovvio che le sise sono per i laici maliziosi; per le suore, erano solo un tipo curioso di dolce.
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