Restituire fondi centri antiviolenza
L’Aquila – Finalmente in discussione in Consiglio Comunale l’ordine del giorno depositato dal capogruppo SEL, Giustino Masciocco, foto, che ha per oggetto il Decreto del Commissario per la ricostruzione finalizzato ad impegnare il Consiglio comunale a compiere azioni volte alla ri-destinazione dei fondi per la ricostruzione dei centri antiviolenza.
La Corte dei Conti ha dichiarato illegittimo il decreto di Chiodi che nell’agosto scorso ha attribuito i fondi destinati alla ricostruzione fisica dei luoghi a sostegno delle donne vittime di violenza, affidando 1.500.000 euro all’Arcidiocesi che li avrebbe destinati all’acquisto di un immobile all’aquila e alla ristrutturazione di un altro immobile sito a Pescara (dunque fuori dal cratere! ) lasciando briciole per l’erogazione del servizio di sostegno reale alle utenti.
Con lo stesso atto, l’altra parte dei fondi (altri 1.500,00 euro) era stato destinato ad un progetto sempre relativo ai centri antiviolenza da realizzare a cura della consigliera di parità Letizia Martinelli. Progetto che avrebbe dovuto essere concertato con le realtà già esistenti e funzionanti nei comuni del cratere come il Centro antiviolenza dell’Aquila , concertazione che non è mai avvenuta.
Il coordinamento comunale i SEL vuole sottolineare come l’OPCM 3978 e poi il decreto del commissario Chiodi avessero disconosciuto l’importanza del lavoro e del progetto del Centro Antiviolenza che a L’Aquila dal 2007 opera per sostenere le donne vittime di maltrattamento nel percorso di uscita dalla violenza e dare loro anche un “rifugio di transito” verso le strutture residenziali protette.
Il progetto del Centro Antiviolenza dell’Aquila e della Rete di donne Terre-mutate, è quello di realizzare una Casa delle Donne quale luogo di accoglienza e di incontro, per ritessere le relazioni e diventare fulcro della vita associativa, luogo di cultura, di ricerca, di servizio, aperto alle donne di ogni provenienza, appartenenza religiosa, politica e collocazione sociale.
L’ordinanza prima e il decreto poi hanno comportato una gravissima violazione dei diritti di tutela delle donne rispetto alla violenza di genere e del diritto di accedere a percorsi di uscita dalla stessa, perché le Diocesi non possono essere in alcun caso i soggetti qualificati e specializzati nelle attività di contrasto alla violenza maschile compiuta sulle donne e di sostegno alle stesse.
Sono i centri antiviolenza i soggetti qualificati e competenti, perché in essi si sono sperimentati percorsi di possibile uscita dalla violenza, grazie alla relazione tra donne e perché costituiti esclusivamente da donne, come stabilisce anche l’art. 6 della Legge Regionale n.31 del 2006, testo normativo concepito in osservanza di principi costituzionali e di principi contenuti in Convenzioni Internazionali (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite CEDAW, Dichiarazione e Programma d’azione della IV Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino).
La dichiarazione di illegittimità e la non registrabilità del Decreto da parte della Corte dei Conti “apre la possibilità di restituire alla città un servizio essenziale per il tramite del Centro Antiviolenza e di sostenere con forza presso il nascente governo di destinare i fondi dell’OPCM in disponibilità al comune dell’Aquila per assegnarli alla ricostruzione sociale e alla ricostruzione fisica di luoghi individuati per la CASA DELLE DONNE e finalizzandoli all’erogazione di un servizio fondamentale per la città”.
Non c'è ancora nessun commento.