Roma trema, ma non è colpa nostra…


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: un’antica immagine del Colosseo danneggiato e una lapide sui restauri dopo un sisma a Roma) -Confederati in una sorta di patto scellerato, vari mass media hanno taciuto che il 3 marzo a Roma c’è stato un terremoto 2,5 Richter, epicentro in città, zona sud-ovest. Una scossa certo non forte, ma generata nel sottosuolo della capitale, come tre anni fa. Niente di grave, ma migliaia di persone hanno avvertito la scossa ed è stato, come sempre, assai peggio tacere che informare direttamente e correttamente. Se alla gente fosse stata comunicata senza allarmismi la verità, anche i circa 250.000 abruzzesi che vivono nella capitale sarebbero rimasti più tranquilli. Infatti, avrebbero saputo che stavolta… non è stata colpa della loro regione, se Roma ha assaggiato la paura sismica.
Nella storia, che è la sola fonte sicura per appurare come stanno e sono state le cose con i terremoti, Roma ha tremato molte volte, e anche violentemente. Ma nel 90% dei casi per terremoti appenninici, umbri o del Frusinate, come è avvenuto il mese scorso con il forte terremoto presso Sora e Balsorano.
In diversi, ma non frequenti altri casi, l’onda terrorizzante è arrivata nella capitale da Tivoli o Frascati, dai Colli Albani o dai laghi vulcanici. La capitale è infatti assediata da una serie di vulcani spenti, e questo spiega l’abbondanza di tufo in città e nei dintorni. Comunque, tutta l’area a sud e ad est della capitale è sismogenetica.
I terremoti più forti e più frequenti a Roma storicamente (limitandoci solo all’epoca dopo Cristo) risalgono al quinto secolo, al nono secolo (con crollo di parte del Colosseo), ancora al nono secolo con crollo dell’obelisco di Monte Citorio, al quindicesimo secolo con un forte sisma nei Colli Albani, e poi in epoca moderna al 1915 (terremoto di Avezzano), al 1950 (terremoto di Campotosto-L’Aquila), al 1984 (terremoto del Parco d’Abruzzo-Ciociaria) , ovviamente al 2009. Quasi sempre fenomeni “arrivati” a Roma dai sussulti nel nostro Appennino e di quello reatino-umbro, o di quello ciociaro.
In alcuni altri casi, ma senza danni, che si sappia, i terremoti sono “nati” nel sottosuolo della capitale. E a proposito del sottosuolo, gli esperti dicono che alcune zone romane sono molto vulnerabili: le aree sedimentarie e quelle prossime al letto del fiume Tevere, per la loro natura, amplificano le onde sismiche e ne causano una forte accelerazione. Roma risulta più esposta al rischio in alcuni quartieri, come ad esempio Prati e la Magliana. Molti edifici più antichi portano i segni dei danni di antichi terremoti. Il Colosseo ha una lapide a ricordo di importanti lavori di restauro dell’edificio, nel quinto secolo, dopo un terremoto disastroso.
E’ bene che i romani e tutti coloro che abitano a Roma (forse credendo al falso assunto della “sicurezza” della capitale dal punto di vista sismico) sappiano la verità anche da questo punto di vista. Nulla è peggiore delle false convinzioni, perniciose tanto quanto le false profezie e le sciagurate dicerie come quella del terremoto catastrofico che avrebbe dovuto arrivare l’11 maggio del 2012. Una solenne balla. Ma la storia non è scritta con le balle ed è utile conoscerla.


04 Marzo 2013

Categoria : Cronaca
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