Il 21 si avvicina, le nuove risse pure
L’Aquila – Il 21 marzo, il giorno della primavera 2013, a poche ore dal quarto anniversario del terremoto (il successivo 6 aprile), dovrebbe essere il giorno della rinascita. L’inizio della ricostruzione reale del centro storico, con sblocco di cantieri, progetti, risorse e un fervore di rumori tipici dei luoghi in cui si edifica. Di fatto, sarà anche il giorno della seconda chiusura del centro storico, dove gli interventi sugli edifici danneggiati comporteranno la cacciata dei pochi esercizi tornani nella zona rossa. Ma questa conseguenza ineludibile della ricostruzione era prevista e prevedibile. Non si può ricostruire con la gente dentro le case da ricostruire.
Piuttosto, si sarebbe dovuto provvedere a facilitare con fitti agevolati la dislocazione delle attività altrove: ma una simile saggezza politico-amministrativa è impensabile. Non si spreme in sangue dai sassi… tanto meno da quelli degli edifici diruti.
L’ennesima presenza a L’Aquila del ministro Barca, nei giorni scorsi, ha portato la conferma: le risorse ci sono, dipende ora tutto dagli aquilani, ha detto in sostanza Barca. Quelle che serviranno dovranno arrivare, nel tempo futuro, da chi governerà . Chi? Al momento, è una domanda da un miliardo di euro… Chiunque sia, dovrà essere convinto che sia necessario sborsare miliardi per la ricostruzione aquilana. Altra impresa strenua.
Tanto per farla breve e non annoiare chi legge, azzerando frasari e linguaggi poco giornalistici che troppo spesso prevalgono, ricordiamo solo che il sindaco Cialente ha riposto per le rime: “I soldi resi disponibili – ha detto – non bastano neppure per pagare gli interventi già richiesti e documentati con progetti e quant’altro”. Già siamo fuori, insomma. Abbiamo “sballato” come al gioco del sette e mezzo. Già non arriviamo, al momento, a poter sborsare i soldi necessari per chi si è messo in fila e aspetta di poter cominciare a lavorare.
Il futuro dell’Italia è nero, quello dell’Aquila da ricostruire pare inchiostro di calamaro. Più nero del cielo per un’astronave in orbita oltre l’atmosfera. Infatti, dopo 4 anni gettati via, tra feroci polemiche, scontri politici, accuse al commissario Chiodi, se ne preparano altri con nuove risse. Ora comincia la fase in cui il Comune, che gestisce la ricostruzione, alza la vode per avere i soldi. Per tirare le somme, da un’era di risse all’era successiva, che si annuncia burrascosa. Per condimento, aggiungiamo che prima bene o male un governo c’era: quello (inizialmente efficiente nel doposisma) di Berlusconti, poi quello un po’ altezzoso e rigido di Monti e dei suoi ragionieri di lusso con puzza al naso e griffe sugli abiti. Ora nessun governo, e per chi sa quanto tempo.
Vi abbiamo detto perchè quella del 21 marzo prossimo non ci sembra una data decisiva, non equivale ad aver doppiato il Capo di Buona Speranza. Ma forse annuncia solo che da un mare di risse, si passa a quello vicino, di procelle e tempeste perfette. Pecchiamo di pessimismo, il nero che vediamo sarà solo dovuto ai Rayban con lenti scure. Se è così, siamo lieti di aver peccato, anche per antica e convinta adesione al mondo dei peccatori, più divertenti dei virtuosi.
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