C5, biancazzurri sconfitti (con orgoglio)
Pescara – (com) – Biancazzurri sconfitti ma con l’orgoglio di aver dato tutto e consapevoli di aver ritrovato la strada maestra. Simon Bolivar, che, avendo liberato un continente, di vittorie certo se ne intendeva, soleva spesso ripetere che “l’arte del vincere s’impara dalle sconfitte”. Il Presidente dei biancazzurri, Fabrizio Iannascoli, ad un amico che, dopo il triste esito di ieri sera, intendeva consolarlo proprio con questa frase, così rispondeva: “Vero …allora vinceremo la Champions”. Una risposta arguta e scanzonata che stemperava in un sorriso il dramma sportivo, consumatosi nei minuti finali della partita con la Luparense. Negli spogliatoi, infatti, una volta svanito il sogno delle Final Eight, si viveva una disperazione composta ma tangibile nei volti terrei e negli occhi umidi dei giocatori. Nel silenzio assoluto l’infelice e sfortunata esperienza di un fallimento straziava tutti in una forma autentica e antica.
Eppure, fino a quei maledetti sei minuti finali, era stato tutto perfetto. Il lavoro straordinario di tutto lo staff medico e fisioterapico, che aveva miracolosamente rivitalizzato Nicolodi e Morgado, l’atmosfera magica di un grande evento, un pubblico come sempre unico per affetto e trasporto, una squadra attenta, concentrata e disposta a giocare alla morte ogni pallone. Dopo una sfortunata e rocambolesca rete subita in apertura, i delfini avrebbero potuto sfaldarsi e cedere, come già accaduto in precedenti simili. Era invece scaturita una reazione lucida e furente che aveva, con uno splendido e rabbioso uno due, sorpreso e intimidito i lupi di Colini. Un primo tempo di spessore, di qualità , da grande squadra! Nella seconda frazione, la cifra tecnica degli avversari, costringeva i delfini ad appiattirsi un po’ in difesa ma nulla faceva presagire un epilogo negativo. In fondo i ragazzi tenevano testa con gagliardia a gente come Rogerio, Pedotti, Caputo, che minuto dopo minuto sembravano sempre più infiacchirsi, perdendo convinzione e lucidità . Cellini, aveva ormai indossato la mantellina di Superman, volando da palo a palo e riuscendo così a far crescere, in tutto il reparto difensivo, sicurezza e compattezza. Ancora qualche manciata di secondi e Colini, inevitabilmente, avrebbe dovuto ricorrere all’arma della disperazione, il portiere di movimento, con tutti i rischi che questo avrebbe comportato per la sua squadra. Invece, tutto vanificato, in un lampo ! Un guizzo di Canal, tra un nugolo di maglie biancazzurre, la concentrazione difensiva che si appanna per un attimo solo ed è il pareggio. Cambia la partita e ai delfini mancano improvvisamente gambe e lucidità . Qualcuno ha speso tanto, troppo, ha i crampi, altri invece si fanno attanagliare da antiche paure. La frittata è fatta. si compie un tragico finale. Come in un vecchio film, visto tante, troppe volte, si assiste ad un esito beffardo. A Rogerio viene permesso quello che non gli è mai stato concesso in tutta la partita. Il giocatore in posizione pivot difende palla e si gira in direzione della porta, offrendo a Saiotti la palla più facile della serata. Risultato rovesciato e fine dei giochi!
Tutto vano ? Che cosa resta di questa partita ? Solo frustrazione e lacrime ? No! Ci piace pensare di aver giocato una gara …quasi …perfetta. Il rammarico deve cedere il posto all’ottimismo della volontà . La strada intrapresa per uscire da questa serie maledetta di sconfitte è quella giusta. Sono tanti i risvolti positivi di questa serata, offuscati purtroppo da un risultato negativo ma pur sempre da considerare ed evidenziare: un giovane e promettente portiere, un Davì ritrovato, un impegno assoluto da parte di tutti e soprattutto una compattezza di squadra, che da tempo si era smarrita. Sconfitti si, ma con l’orgoglio di aver onorato la maglia e ritrovato gioco e spirito di gruppo. C’è ancora modo e spazio per raddrizzare una stagione avara di risultati e che sta mettendo tutti a dura prova. Il Pescara ne uscirà più consapevole e più forte.
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