Case mobili, non c’è altra soluzione – Chi non lavora a L’Aquila rimanga sulla costa
L’Aquila – Il problema cresce a dismisura, ma come tanti altri, è un falso problema, anzi meglio un problema sul quale si sono tenuti gli occhi chiusi: che le case non sarebbero bastate siamo qui a dirlo, noi ma anche gente molto più importante di noi come sindacati, politici, esponenti di partiti, tecnici, costruttori, osservatori esterni, persone che non vogliono criticare Berlusconi, ma semplicemente portare dati e numeri e tirare le somme. Le case non bastano. E bisogna uscire dal problema. Ogni giorni che passa ci avvicina all’inverno, l’autunno è cominciato e si sente. Poichè c’è una promessa solenne ripetuta da tutti (da Berlusconi in giù): prima dell’inverno, tutti con un tetto sulla testa. Ma, a quanto pare, è ogni ora più complicato far fronte agli impegni. Viene da chiedersi chi e come mai non si siano fatti i conti quando c’era tempo per farli, ma bisognerebbe domandarsi com’è fatta l’Italia, e nessuno saprebbe rispondere precisamente.Oggi il sindaco Cialente ha ripetuto in tv a Daniela Senepa ciò che diceva, è vero, da almeno tre mesi: occorrono case su ruote, case mobili, tante quante sono le famiglie rimaste senza assegnazione. E tante quanti sono i nuclei di due o una sola persona. Che hanno diritto di sopravvivere esattamente come tutti gli altri. Perchè Cialente alla fine di settembre deve ripetere ciò che era evidente da tempo? E ciò che anche altri autorevoli esponenti, come la Pezzopane, condividevano da molto? Non c’è spiegazione, se non quella di marchiani errori commessi là dove si può fare e disfare, ovvero ben al di sopra di quanto possono le istituzioni locali. Fa tutto Roma, comanda su tutto Roma. Ma non sa farsi i conti…
Fare case mobili (oltre naturalmente ad altre case antisismiche) non richiede grandi tempi. Piuttosto soldi, ordinazioni rapide e precise, e decisioni del Comune su dove collocarle per dotarle di servizi.
Se finalmente si prenderà questa strada, i tempi aquilani, con le prove di inettitudine che si ripetono, con ritardi, incertezze, rinvii, interferenze e pressioni di potentati mai sazi di potenza, si suppongono lunghi: siamo quasi a ottobre, mettiamoci in conto anche il probabile maltempo e ogni sfortuna da grandi sfigati che finora ci è toccata, e si capirà che nonb tutto avverrà a tamburo battente. E allora c’è una sola soluzione praticabile: sia deciso che pensionati e persone anziane possono e debbono restare sulla costa, mentre chi lavora deve poter tornare in città e abitare in luoghi sicuri. Se si vuole una ripresa economica, è questo ciò che occorre: chi non lavora stia dove sta, in attesa di case per tutti; chi lavora torni in città .
Forse chi decide, Bertolaso compreso, non ha tempo di toccare con mano, di sentire le persone, di avvicinarsi a chi da mesi e mesi fa il pendolare o viaggia con il bus. Sono persone ormai sconfortate al massimo, depresse, stanche, quasi alla dipserazione in molti casi. Percorrono più o meno mille km alla settimana, dormono poco, temono il maltempo dell’inverno imminente, perdono i contatti con le famiglie, si strapazzano dal mese di aprile, vivono vite perdute alle quali viene voglia di rinunciare, lasciando tutto: almeno chi può farlo.C’è chi pensa di mollare a cercarsi un’altra residenza, a Pescara o lontano dall’Abruzzo, terra da non rivedere mai più. Questa è la fine di un tessuto sociale, è il logorio che diventa usura insanabile, disfacimento morale e fisico.
Sanno queste cose politici, istituzioni, servizi sanitari, sindacati, vertici della Protezione civile? Cerchino il contatto con le persone e ci parlino, come noi facciamo da mesi. Scopriranno una realtà che comincia a diventare drammatica come lo era quella appena dopo il 6 aprile. Il nemico da prendere di petto, il problema immediato, è il pendolarismo. Chi non deve pendolare, stia sulla costa. Chi deve pendolare, abbia casa, anche di legno va bene. Alcune persone incontrate sulla costa, 800 km la settimana da aprile, dicono: “Abbiamo salvato la pelle, ma stiamo perdendo la testa, stiamo diventando pazzi”. (Nelle foto Col: Le case antisismiche non bastano per tutti, si sapeva da sempre; il villaggio di legno Sanofi Aventis e casette di legno già abitate)
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