Elezioni: 2008-2013, un abisso di differenze


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Come sta l’Abruzzo che si accinge al voto? Probabilmente, come tante altre regioni: in turbolenza e in ansia (parliamo ovviamente degli ambienti politici e partitici) per la esuberante irruzione sulla scena del Movimento 5 Stelle, che ha due candidati “papabili”, ma potrebbe averne persino di più. M5S è il contrario di una costante universale: assomiglia ad una variabile impazzita. Secondo alcuni pericolosa, secondo altri assimilabile ad un vento che spazza via e rivolta tutto. Vedremo.
La regione elegge (il numero dei suoi abitanti negli anni non è cambiato di molto: sono un po’ di più, ma solo grazie agli immigrati molti dei quali non votano) 14 deputati e 7 senatori.
COME ANDO’ NEL 2008 – I risultati delle urne nel 2008 furono molto “regolari”: andò a votare l’81% degli aventi diritto, vinse il PdL, piazzandosi in lungo e in largo in quasi tutti i centri di potere e nei palazzi. Un risultato rientrante nella storica dialettica democratica, di quando l’Italia era un paese “normale” e l’Abruzzo una regione abbastanza in salute. Tanto da affibbiarsi (prelevato dalle bocche di alcuni autorevoli politici ed economisti loro satelliti) la definzione di Lombardia del Mezzogiorno. In verità, sotto molti aspetti lo era anche.
ORA TUTTO E’ DIVERSO – Oggi, anno non di grazia 2013, la situazione è fortemente diversa. Lo è a livello nazionale, lo è a livello regionale. La crisi azzanna tutti, disoccupazione e precariato dilaniano il tessuto sociale e i pilastri psicologici. C’è stato il terremoto del 2009, con imponenti conseguenze non solo economiche. Un vasto territorio regionale è ferito e ancora, sostanzialmente, in stato comatoso. Sfiducia, disperazione, drammi nelle famiglie e per i singoli, soprattutto giovani. Industrie in caduta, agricoltura allo stremo, turismo in calo verticale, commercio sul lastrico. Artigianato con l’acqua alla gola. Ultime notizie: tagliano posti di lavoro persino i centri commerciali. Mai accaduto.
VOTO CHE PESA ANCHE SULLE REGIONALI – C’è dunque da prevedere un fenomeno accentuato e bifronte: alta astensione dal voto (anche a causa del freddo e del maltempo, perchè no…), e debordante comparsa sulla scena del M5S. Le previsioni (che in politica valgono quel che valgono) dicono che sarà difficile per le aree del bipolarismo d’un tempo affermarsi. Dalle urne potrebbe venir fuori una forte indicazione premonitrice anche per i risultati delle prossime regionali, nelle quali a far da contrappeso alle solide aspirazioni di Gianni Chiodi, potrebbe apparire (processi permettendo) un Luciano D’Alfonso redivivo. E forte.
CHIODI E IL BENFATTO – Chiodi conta sulle molte cose buone che ha portato a termine e chiuso in cassaforte. L’Abruzzo è tra le pochissime, ma forse anche l’unica, regioni d’Italia con i conti a posto, debiti pochi o non pesanti, un riordino della sanità (costato lacrime e sangue, ma ineludibile) significativo, numeri da crisi ma non catastrofici. Certo c’è la landa desolata delle aree terremotate, in cui i problemi sono enormi e pressanti. Ma c’è anche l’imminente avvio della ricostruzione, che avrà il suo peso anche nel rinvigorire speranze e conti. Chiodi è stato fino allo scorso agosto il commissario. Lo hanno attaccato a morte, ma tutti hanno capito che era solo politica, e che volevano togliergli dei meriti che avrebbero avuto il loro peso proprio alle elezioni regionali.
I NUMERI – Qualche numero per chi ama le misure precise. In Abruzzo, aventi diritto al voto 1 milione e 70.000 circa. Ad averne di più (per la Camera) è Chieti: 320.000. Ad averne di meno è L’Aquila, con circa 245.000. Pescara ne conta 260.000, Teramo 247.000 circa, sempre arrotondando.
I seggi previsti (oggi in allestimento) 1.644. Le liste sono 19 per la Camera, 18 per il Senato. Cosa rigetteranno fuori, dopo aver inghiottito le schede, le urne elettorali è, come un saggio diceva, nel grembo degli dei. hi segue elezioni da una vita può solo sommessamente ricordare una regola ricorrente: sono sempre e comunque una sorpresa. I sondaggi sono inutili e spesso fasulli. Le previsioni si rivelano poco azzeccate o del tutto farlocche. Se sbagliano quelli del servizio meteo, che usano numeri e modelli matematici, figuriamo i tuttologi e gli esperti a pappagallo o a gettone…


23 Febbraio 2013

Categoria : Politica
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