La pineta, un luogo identitario – Dagli anni ’60 una serie di tagli e devastazioni


Pescara – Scrive il Gruppo consiliare PD del Comune di Pescara: “La Riserva dannunziana di Pescara ha prima di tutto una funzione identitaria per la città e per il fiume. Alcuni ritengono che il nome Pescara si sostituì al nome Aterno e deriverebbe dal greco dorico “Pescasis” che significa “luogo coperto da pini di ambiente marino” o più semplicemente “Pineta marina” e da qui deriverebbe il termine più italianizzato: “Piscaria”. I bizantini di stanza a Ravenna utilizzavano lo scalo di Pescara nei loro viaggi verso Oriente perché la pineta ed il fiume erano facilmente visibili dal mare. Diedero anche al fiume il nome de la Piscaria, fiume della Pineta, da cui l’idioma locale La Pescara. Indipendentemente dall’esatta derivazione del nome, Pescara rischia di perdere ancora una volta un suo luogo identitario, perché la Riserva sta scomparendo per opera dell’uomo. Dopo il 1860 con la realizzazione della ferrovia c’è stato il primo sventramento longitudinale. Nel 1900 la Pineta era di soli 17,5 ha. Da lì iniziò un timido recupero, nel 1917 furono impiantati artificialmente 3 ettari di pini d’aleppo. Nel 1923 ancora 1,3 ettari di pini d’aleppo. Tra il 1931 ed il 1940 12,2 ettari di pino mediterraneo (che non è un pino autoctono).
La tendenza è stata inversa dagli anni ’60. Prima la realizzazione del Lungomare Cristoforo Colombo provocò la scomparsa delle dune e del continuum ecologico tra Riserva e mare e poi la realizzazione dello stadio; negli anni 70 del teatro D’Annunzio e negli anni 80 del Campeggio (che il centro sinistra riportò alla funzione di accesso al mare) e la cementificazione delle sponde del torrente Vallelunga e lo svincolo della Circonvallazione a trombetta nel 1984 hanno piano piano minato la nostra Riserva. L’istituzione della Riserva, con L.R. 18 maggio 2000 n. 96 ed il passaggio della competenza al Comune con L.R. 9 aprile 2001 n. 19 ha determinato una maggiore attenzione che hanno consentito due importanti risultati come l’accorpamento dei comparti 3 e 4 eliminando la via Antonelli e il ricongiungimento dell’area ex Camping sottratta all’edificazione del Comando Provinciale dei Carabinieri. Dalla fine del governo cittadino di centro sinistra non c’è stato nulla di rilevante per il recupero ma solo l’intensificarsi di episodi di abbandono e tanto lassismo. Le forti nevicate del febbraio 2012 hanno determinato la caduta di circa 300 pini nella sola Riserva Dannunziana e nessuno ha adottato un solo rimedio, né alcuna forma di ripiantumazione. Si dirà che nulla si poteva nei confronti di questa forte nevicata ma anche questo non è corretto perché il PAN prevede delle operazioni da effettuare nei confronti del patrimonio arboreo della Pineta che nessuno ha posto in essere: parliamo per esempio dello sfrondamento per l’eccessiva fittezza dei pini in altezza. Se questo intervento fosse stato correttamente eseguito non si sarebbe verificato l’effetto domino nella caduta dei pini e si sarebbe evitata una perdita così imponente. Pensare però che nessuno ha posto in essere questi interventi per la sola inerzia amministrativa che accompagna questa Giunta un pò a diversi livelli, significa addolcire la pillola. La più grande responsabilità deriva invece dalla mancata approvazione del PAN della Riserva dannunziana, un Piano predisposto a costo zero dalla precedente giunta di centro sinistra che riuscì a prenderne atto con la Delibera di Giunta n. 682 del 05 giugno 2009 ma che poi non ha trovato l’adozione del Consiglio Comunale.
Due assessori all’ambiente si sono succeduti nel corso di questi quattro anni (e già questa è una responsabilità!) e la risposta alle sollecitazioni del centro sinistra è stata sempre la stessa: stiamo studiando il Piano. E’ una responsabilità grave se solo si pensa che il Piano una volta adottato dal Consiglio Comunale di Pescara, deve essere trasmesso alla Regione Abruzzo per l’approvazione e quindi richiede un iter lungo, e lo diventa ancora di più se solo si pensa che la professionalità del Dott. Giovanni Damiani permise al Comune di Pescara di poter ottenere dalla Regione Abruzzo una determina direttoriale n. 20 del 20 febbraio 2009 con cui la Regione Abruzzo dichiarò di poter escludere l’assoggettabilità del PAN alla VAS, Valutazione Ambientale strategica prevista dalla Direttiva 2001/$42/CE del Parlamento Europeo, “perché gli interventi in essa previsti risultano finalizzati alla tutela ed al mantenimento delle condizioni di equilibrio ambientale”. Pensare di modificare il PAN significa di fatto rinunciare all’esclusione del PAN alla VAS e quindi significa perdere ulteriormente altro tempo. In questi anni, con varie conferenze stampa e con atti tipici, come una mozione del 18 marzo 2010 a firma Corneli-Diodati, abbiamo chiesto alla Giunta di attivarsi per portare il PAN all’approvazione del Consiglio comunale. Il Consiglio approvò con 27 voti su 29 la mozione; addirittura l’attuale presidente della commissione Lavori pubblici Armando Foschi fece deliberare la mozione con l’aggiunta delle parole “nel più breve tempo possibile”, ma ad oggi il Piano non è stato ancora portato in aula. La Riserva di Pescara differisce da altre aree protette perché, a fronte di un’estensione piccola, è immersa in un contesto antropizzato con una densità abitativa con popolazione di 510 abitanti/km2, seconda solo alla fascia urbana di Napoli. La nostra Riserva è un patch, in gergo: “rattoppo”, confinante in ogni lato con infrastrutture viarie, case scuole, edifici pubblici, stadi, mercati (il più grande d’Abruzzo) e ciò la rende vulnerabile. Per questo ha bisogno di un PAN che sappia mettere assieme in equilibrio la sua importanza naturalistica e la fruizione eco-sostenibile. L’approvazione del PAN non è un atto di zelo. La Legge istitutiva della Riserva prevede all’art. 4 l’approvazione del PAN entro 14 mesi dalla istituzione della Riserva. Sono passati 13 anni e la nostra Riserva non ha ancora il PAN.

Art. 4
Piano di assetto naturalistico.
1. Entro il termine di 60 giorni a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’Ente gestore provvede all’affidamento dell’incarico per la elaborazione del Piano di Assetto naturalistico della riserva secondo quanto previsto dalla L.R. 21 giugno 1996, n. 38, art. 15, comma 3.
2. Il Piano dovrà essere elaborato e adottato secondo le modalità, previsioni e prescrizioni previste dalla L.R. 21 giugno 1996, n. 38, art. 22, entro un anno a decorrere dalla data di affidamento dell’incarico.
3. Il Piano di Assetto naturalistico dovrà essere approvato dal Consiglio regionale, previo parere del competente Settore urbanistica e BB.AA., entro il termine di 120 giorni a decorrere dalla data di arrivo presso lo stesso Settore, secondo le modalità di cui alla L.R. 21 giugno 1996, n. 38, art. 22, comma 3.
4. Il Piano di Assetto naturalistico dovrà definire e regolamentare anche una fascia di rispetto o area contigua.

L’art. 9 prevede invece le attività vietate all’interno della Riserva e tra queste a titolo esemplificativo:
- l’alterazione delle caratteristiche naturali;
- il danneggiamento e la raccolta delle specie vegetali spontanee, nonché l’introduzione di specie non autoctone, la circolazione di mezzi a motore lungo le piste carrabili, eccetto per lo svolgimento di attività produttive tradizionali consolidate nell’uso delle popolazioni locali,
- la realizzazione di strutture ricettive extraurbane se non espressamente previste dagli strumenti urbanistici vigenti.
Sottolineiamo quindi che pur volendo, nessuno potrebbe prendersi la responsabilità di operare all’interno della Riserva per sfrondare gli alberi esistenti evitando che nuove nevicate possano danneggiarli e nessuno potrebbe assumersi la responsabilità di mettere a dimora nuove piante in sostituzione delle trecento cadute, come nessuno può prendersi la responsabilità di far transitare gli autobus in occasione delle partite, cosa che in maniera assai illegittima avviene oggi, proprio perché manca il PAN e la responsabilità è tutta politica ed in capo alla Giunta Mascia”.


21 Febbraio 2013

Categoria : Storia & Cultura
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