Sì a piattaforma di fronte ad Ortona


Ortona – UNA NOTA DI LEGAMBIENTE – Niente parco, caso mai idrocarburi e piattaforme in mare. Il Ministero dell’ambiente avrebbe autorizzato Ombrina Mare, un’altra piattaforma per perforazioni e prelievi di idrocarburi dai fondali marini adriatici, collocata a 9 miglia dalla costa di fronte a Ortona e Torino di Sangro. A gestirla, evidentemente con le carte in regola secondo il Ministero dell’ambiente, una compagnia inglese che da tempo aspettava l’ok. Ora si parla di immediata reazione degli ambientalisti (ma da loro non sono arrivati comunicati o dichiarazioni) e ci si domanda: a quando il parco di cui da anni si parla? E che parco potrà essere (visto che ancora non esiste una perimetrazione), se all’interno o nelle vicinanze lavoreranno tranquille delle piattaforme? Da simili impianti, oltre al prelievo degli idrocarburi, arrivano abbondanti fumi di combustione. Il sospetto è che, ancora una volta, nessuno abbia le idee chiare, tranne coloro che hanno emesso l’autorizzazione.

LEGAMBIENTE – In serata è stata diffusa una nota di Legambiente: “Il condono delle trivelle in mare previsto dall’articolo 35 del Decreto Sviluppo (decreto legge n. 83 del 22 giugno 2012, recante misure urgenti per la crescita del Paese) ha sbloccato la costruzione di fronte alla costa abruzzese del pozzo della Medoilgas Ombrina Mare 002.
Il parere positivo della Commissione VIA autorizza infatti le attività di estrazione e l’utilizzo della piattaforma galleggiante per il primo trattamento in loco del greggio estratto.
La stessa richiesta nell’ottobre 2010 era stata fermata dai vincoli imposti dal dlgs 128/2010, approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nell’aprile del 2010, perché troppo vicina alla costa. Vincoli azzerati dalla nuova norma, come dimostrano le note riportate sul sito della stessa Commissione VIA nazionale lo scorso 25 gennaio: “Il parere n.541 del 07/10/2010 è stato sostituito dal parere n.1154 del 25/01/2013 a seguito dell’entrata in vigore dell’art.35 della Legge n. 134/2012”.

«Le attività petrolifere autorizzare si svolgeranno a poche miglia dalla costa proprio di fronte l’istituendo Parco nazionale della costa teatina – commenta Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo – Una scelta, quella della compagnia petrolifera e autorizzata dal Governo nazionale, assolutamente incompatibile con il percorso di tutela e valorizzazione del territorio scelto dalle Comunità locali».

Legambiente ha chiesto con forza l’abrogazione dell’articolo 35 del decreto sviluppo, definendolo un vero e proprio condono alle trivelle petrolifere nel mare italiano che continua a mettere fortemente a rischio l’ambiente marino costiero e lo sviluppo dei territori.

«Tutto questo avviene in nome di una presunta indipendenza energetica che durerebbe appena 7 settimane, stando ai consumi attuali e alla stima delle riserve accertate sotto il mare italiano – ribadisce Angelo Di Matteo – Lo scenario della Strategia Energetica nazionale del ministro Passera è ben più limitato di quello basato sulla valorizzazione del territorio, sull’istituzione del parco della costa teatina e sul protagonismo delle Comunità locali che sono, invece, sempre più tagliate fuori nella valutazione e nel rilascio dei permessi di ricerca ed estrazione,sia sul territorio di competenza sia nel mare».


21 Febbraio 2013

Categoria : Cronaca
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