Aeroporti, ferrovie, porti: pensiamoci


Pescara – (di Stefano Leone) – Uno studio IS.NA.RT., (Istituto Nazionale Ricerche Turismo), ha evidenziato le carenze, speriamo non croniche, dell’Italia a livello infrastrutturale. Carenze che in modo ancor più cronico, e quasi allo stadio terminale, le sta evidenziando l’Abruzzo che, con le sue infrastrutture, è salito nella classifica di una ipotetica “black paper” delle inefficenze, invece di far registrare un trend di rendimento positivo. Una regione le cui infrastrutture, potrebbero e dovrebbero eccellere per dinamismo e virtuosità, attraverso investimenti dsall’Europa e ingolosendo imprenditori nell’investire capitali. Invece registriamo un porto, quello di Pescara città motore della regione, letteralmente nelle sabbie di un mancato dragaggio che lo rende ancora oggi, inutilizzabile e, del quale la politica ha colpe imperdonabili che mai nessuno espierà. Due aeroporti, Pescara e L’Aquila che stentano a trovare la giusta collocazione nel panorama dell’offerta del trasporto aereo. Il discorso si fa ancora più difficile con il piano nazionale di riordino degli aeroporti con l’ottica della buona gestione della spesa pubblica. In virtù di essa, nell’Atto di indirizzo del piano per lo sviluppo aeroportuale, emanato dal Ministro uscente Passera, non vi è menzione di quello dell’Aquila che rimane così, definitivamente tagliato fuori, da quei canali di flusso finanziari di soldi dello Stato. A tal fine, nell’ottica di adozione di piani di riequilibrio economico-finanziario, si reputa opportuno procedere alla progressiva dismissione di quote societarie da parte di enti pubblici, (il Comune ne prenderà atto?), e favorire l’ingresso di capitali privati, formulando grande attenzione alla verifica degli investimenti previsti dalle concessioni. Concessioni che oggi, a L’Aquila sono totalmente a carico del Comune che remunera circa 200mila euro all’anno alla società di gestione XPress, per un’aeroporto privo totalmente di traffico e servizi, tranne per un elicottero eliambulanza del 118. E, a proposito di società di gestione, Pescara, pur inserito nell’elenco degli aeroporti di interesse nazionale, nella fascia dei “meno di 1 milione di passeggeri all’anno”, le preoccupazioni non escludono la SAGA, la società che gestisce i servizi nello scalo adriatico, preoccupazione per una situazione finanziaria che, se non supportata economicamente dall’immissione di danaro fresco rischia davvero il tracollo. Nel lontano 8 dicembre 2012, fu annunciato con enfasi e soddisfazione, un finanziamento di 5milioni e mezzo di euro, da parte della regione Abruzzo, che ad oggi la SAGA non ha ancora visto ne, forse vedrà, dal momento che il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale che stanzia, appunto, i 5milioni e mezzo per lo scalo pescarese, soldi vitali per la sua sopravvivenza. Ciò che appare di difficile interpretazione sono alcune mosse di strategia del lavoro attuate dal management di SAGA; da un lato si sbandiera la chiusura dell’esercizio passeggeri 2012 con il segno più, dall’altra si licenziano dipendenti, per assumere, poi, altre professionalità con contratti a tempo determinato. Tuttavia, per rimanere in tema di competitività, è l’integrazione di diverse tipologie di spostamento, e tutte all’avanguardia, a rappresentare il dato più significativo, che potrebbe garantire l’ottenimento dei risultati auspicati. Il porto di Pescara e gli aeroporti abruzzesi dovranno assurgere a ruolo di eccellenza, se si vuole dare in modo serio una identità europea all’Abruzzo, (quello con una sola b), e questo è compito della società produttiva, dell’impresa ma, soprattutto, è compito della politica, quella politica sana, operativa, pulita, competente e appassionata che riesca ad esprimere una classe dirigente d’elitè, che mantenga pure l’accento e la cadenza della dura lingua abruzzese, ma che sappia interloquire e interfacciarsi con gli austeri e ovattati palazzi europei, che sono quelli dai quali escono le risorse.


20 Febbraio 2013

Categoria : Cronaca
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