Il PIL e le fermate degli autobus


A L’Aquila post terremoto esiste una sola grande via di comunicazione che collega la parte ovest alla parte est della città passando per il centro. Si chiama ss 17. Questa strada è percorsa dagli aquilani più volte ogni giorno per lavoro e per sbrigare le faccende familiari. Questa strada è percorsa anche dagli autobus di linea regionali ed extra regionali che vanno a Roma, Pescara, Avezzano e in altre città. Ogni volta che su questa strada uno di questi autobus si ferma in una delle 4 fermate fisse, tutta la città va in apnea e si ferma con loro per 5 minuti con tanto di traffico che per ripartire fluidamente impiega almeno 10 minuti. Moltiplicate 10 minuti per tutte le fermate e poi per tutte le linee giornaliere e riflettete su cosa significano 2 ore ogni giorno buttate al vento da parte di migliaia di cittadini. Chi conosce alcuni concetti di economia e non si riempie la bocca di sviluppo ed insediamenti produttivi sa che fermare i cittadini di una città per alcune ore al giorno significa fermare l’economia e quindi il PIL di un sistema territoriale già poco competitivo. E allora senza astio ma con fermezza faccio riferimento a quei signori in cerca di una poltrona per il parlamento e per il futuro consiglio regionale, che senza essere in grado di pensare e realizzare le 4 piazzole per la sosta degli autobus, spacciano speranze di sviluppo economico a povera gente sull’orlo e in molti casi già dentro un dramma lavorativo. Sento promettere mari e monti, come quando tempo addietro in molti venivano a promettere, previo aiutino con fondi pubblici, fabbriche di barche e fabbriche di auto ad aria compressa in una città di montagna mal collegata con il resto del mondo, da parte di persone che sanno bene, almeno spero, che non si può progettare in vitro ed in laboratorio lo sviluppo economico di un territorio ma lo si può solo favorire con bassissime probabilità di successo. Una promessa in tal senso è alla pari con quella di un qualsiasi venditore televisivo di numeri a lotto. Non si può fare impresa a comando perchè se si potesse fare molti territori lo avrebbero già fatto così come non si vendono numeri del lotto in tv perchè se fossero veri di certo non sarebbero venduti in tv ma giocati direttamente dai venditori di speranze. Chiedo con forza a questi imbonitori del popolo di ritirarsi dal fare ragionamenti su tematiche che illudono le persone raggirandole e truffando il loro futuro e chiedo loro di concentrarsi solo e soltanto nel rendere un minimo accettabili le condizioni di vita di questo territorio puntando le poche risorse sulle infrastrutture. Per chi non deve vendere speranze è facile affermare che l’economia del capoluogo di regione, alla lunga, avrebbe avuto più benefici da 4 piazzole per gli autobus sulla ss 17 che dai 70 milioni di aiutini della zona franca da spalmare su migliaia di imprese non più competitive nel contesto globale. Con la speranza che i politici tornino ad occuparsi di servizi pubblici, di qualità di vita dei cittadini e di infrastrutture lasciando la maschera di imprenditori ai veri imprenditori che investono sul proprio talento e sulle proprie idee con denaro proprio, in attesa che la corriera per Roma riparta, vi saluto cordialmente.



18 Febbraio 2013

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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