Concerti Radio3 per l’Abruzzo
L’Aquila – (di Goffredo Palmerini) – Si conclude il 27 settembre con un concerto del Coro della Portella la rassegna “Dal Silenzio alla Musica”, otto eventi di grande levatura che Radio3 Rai manda in diretta in tutta Europa, finora arrisa da grande successo di pubblico. Il terremoto che ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo nell’aprile scorso non soltanto lascia dietro di sé ferite profonde, ma ipoteca anche il futuro di quei luoghi imponendo loro il peso della precarietà e dell’incertezza, dissolvendo le basi sulle quali si edificano le attività di tutti i giorni. Fra queste, a L’Aquila e in Abruzzo, un ruolo importante spetta alla musica, valorizzata negli ultimi tre decenni dalla crescita di gruppi, orchestre, solisti che hanno acquisito rinomanza anche internazionale. Sono state decisive l’integrazione fra riscoperta e restauro di borghi storici, bellissimi, l’attività di ricerca compiuta verso la produzione musicale antica dei musicisti abruzzesi, il sostegno allo sviluppo di formazioni musicali nate in quei luoghi, la sintesi fra diverse forme di musica e, al tempo stesso, la capacità di affermarsi su palcoscenici lontani dai luoghi d’origine. Si è configurato in questo senso un “modello abruzzese”, e aquilano in particolare, a cui tocca ora il compito impervio di resistere e di progredire ulteriormente.
La serie di concerti che Radio3 ha prodotto nel mese di settembre in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, con il Museo di Palazzo Venezia e con la Galleria Nazionale d’arte Antica in Palazzo Barberini, ha inteso condividere la volontà di rilancio della musica in Abruzzo chiamando a raccolta alcuni suoi interpreti d’eccellenza. Il cartellone proposto rappresenta in maniera fedele la varietà e la qualità dei contributi venuti negli ultimi anni dalla terra abruzzese, ma sopra tutto dall’Aquila e dai suoi dintorni. Solisti di fama internazionale, come il violoncellista Luigi Piovano e il pianista Carlo Grante; orchestre dedite alla ricerca in ambito moderno e contemporaneo, come l’Officina Musicale diretta da Orazio Tuccella, o impegnate nell’esplorazione di un repertorio di raro accesso, come I Solisti Aquilani, per l’occasione impegnati in un programma di autori novecenteschi; una formazione come l’Ensemble Barocco “Benedetto Marcello” che punta alla riscoperta dei compositori italiani dell’epoca; un gruppo che si concentra sull’età medioevale e rinascimentale, cercando anche di ricostruire le tracce dei compositori abruzzesi del tempo, come Aquila Altera, o un insieme vocale e strumentale come quello diretto da Andrea De Carlo, nato all’interno del Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila, con un programma dedicato alla musica di Marco Marazzoli, prolifico autore di musica sacra e profana di un Seicento italiano ancora oggi poco conosciuto. Infine il CORO DELLA PORTELLA, che rinnova la tradizione del canto popolare e di montagna anche attraverso armonizzazioni firmate da importanti compositori. Questo l’insieme degli interpreti proposti in cartellone assai interessante e variegato.
Ora qualche cenno sui pregevoli contesti architettonici dove la rassegna musicale è ospitata. Palazzo Venezia fu costruito nella seconda metà del Quattrocento su commissione del cardinale veneziano Pietro Barbo, poi diventato papa con il nome di Paolo II. La paternità del progetto del palazzo, che rappresenta uno dei primi e più importanti edifici civili della Roma rinascimentale, è incerta. Secondo alcuni è da riferire a Leon Battista Alberti, per altri a Giuliano da Maiano, che sicuramente ne scolpì il portone principale. Più di recente viene dalla critica largamente accettata l’attribuzione a Francesco del Borgo, già attivo a Roma come architetto della corte papale con il pontefice che precedette Paolo II. In periodi successivi il palazzo fu utilizzato, oltre che come residenza papale, quale ambasciata della Repubblica di Venezia. Da qui il nome. Nel 1797 passò in proprietà all’Austria che ne fece sede della propria ambasciata. Dal 1916 divenne proprietà dello Stato italiano. Durante gli anni del fascismo Mussolini pose nel palazzo il proprio quartier generale e la sala del mappamondo restò permanentemente con le luci accese per dare l’idea che il dittatore vegliasse anche di notte sulle sorti della Patria. Dal famoso balcone il Duce arringava la folla che accalcava Piazza Venezia nelle occasioni più importanti, come nel 1940, quando pronunciò la dichiarazione di guerra alla Francia e al Regno Unito, decretando lo sciagurato ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Palazzo Venezia ospita ora il Museo Nazionale omonimo, che tra le altre opere custodisce sculture in terracotta di Gianlorenzo Bernini e la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’arte, punto di riferimento a livello mondiale per gli studi delle due discipline.
Palazzo Barberini fu costruito nella prima metà del Seicento ampliando nelle forme del primo barocco il precedente edificio della famiglia Sforza, creando una struttura caratterizzata da uno spettacolare atrio a ninfeo, diaframma fra il loggiato d’ingresso e il giardino sviluppato sul retro. Autore del progetto è l’anziano Carlo Maderno, coadiuvato da Francesco Borromini. Dopo la morte di Maderno il cantiere nel 1629 passa sotto la direzione di Bernini, sempre con la collaborazione di Francesco Borromini, cui si devono numerosi particolari costruttivi e decorativi, come l’elegante scala elicoidale nell’ala ovest del palazzo con la quale dialoga lo scalone d’onore berniniano, a pianta quadrata, nell’ala est. Il grande salone al piano nobile venne decorato nel periodo 1633-‘39 dal pittore Pietro da Cortona con un affresco raffigurante “Il trionfo della Divina Provvidenza”. Si tratta d’una vera e propria visione simbolica di grande effetto evocante il buon governo della famiglia Barberini, rappresentato attraverso scene di storia romana, figure mitologiche, allegorie, dal significato complesso ma di seduttiva bellezza. L’affresco, che per la prima volta non ricorre alla ripartizione dello spazio, si sovrappone alla volta architettonica, inglobandola in un contesto fortemente illusionistico che apre al linguaggio barocco. Allo stesso artista e ai suoi aiutanti si devono anche alcuni affreschi nella cappella. Nel secondo dopoguerra il palazzo venne acquisito dallo Stato. L’11 gennaio 1947, a seguito della scissione dal PSI dell’ala riformista, Giuseppe Saragat – a quel tempo presidente dell’Assemblea Costituente – nei saloni di Palazzo Barberini fece nascere il Partito Socialista Democratico Italiano, come ricorda una targa posta sulla facciata principale, evento che contribuì a cambiare radicalmente la politica nell’Italia repubblicana. Il palazzo, dopo anni di coabitazione fra Galleria d’Arte Antica e Circolo delle Forze Armate, è stato recentemente assegnato completamente alla funzione museale.
Dunque il Museo Nazionale di Palazzo Venezia e la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini ospitano il pregevole Settembre musicale realizzato da Radio3 Rai, che nel 2009 è significativamente dedicato all’Abruzzo, per non dimenticare la tragedia del terremoto. Gli otto concerti nei quattro fine settimana (sabato e domenica) del mese di settembre, a mezzogiorno: il 5, 6, 12 e 13 nel Giardino di Paolo II e nella maestosa Sala Regia di Palazzo Venezia, mentre il 19, 20, 26 e 27 nello splendido Salone di Pietro da Cortona a Palazzo Barberini. Le esecuzioni, condotte da accreditati musicisti abruzzesi di notorietà internazionale, sono tutte trasmesse in diretta sulle frequenze di Radio3 e all’estero sul circuito di Euroradio. Nella rassegna due solisti di grande fama: il violoncellista Luigi Piovano, che il 6 settembre ha accostato musiche contemporanee a quelle di Bach, mentre il pianista Carlo Grante, nel suo concerto del 26 settembre, interpreta brani di Scarlatti e Schumann. Protagonisti della rassegna, come si è detto, anche alcuni rinomati ensemble: l’Aquila Altera, nel concerto tenuto il 5 settembre, ha ripercorso un repertorio abruzzese medievale e rinascimentale; l’Officina Musicale, il 12 settembre, ha alternato musiche della tradizione klezmer a brani di Schulhoff e Karel; Mare Nostrum, il 13 settembre, ha proposto un concerto dedicato alla figura del compositore Marco Marazzoli, cantore della cappella papale al tempo di Urbano VIII Barberini (1623-44); l’Ensemble Barocco “Benedetto Marcello”, il 19 scorso, ha fatto rivivere grandi autori del Seicento, quali Albinoni, Corelli, Mascitti, Sammartini; I Solisti Aquilani, diretti da Vincenzo Mariozzi, il 20 settembre hanno offerto un omaggio all’Aquila attraverso brani del Novecento di Nino Rota, Stravinskij e Šostakovic. L’onore di chiudere i Concerti di Radio3, con l’ultimo appuntamento domenica 27 settembre, spetterà al CORO DELLA PORTELLA, in più occasioni ospite del programma radiofonico Rai, la più recente con un concerto al Quirinale. Il CORO DELLA PORTELLA, prestigioso ensemble vocale maschile diretto da Vincenzo Vivio, è costituito da trenta voci e da quasi un trentennio interpreta canti popolari italiani di montagna.
Il gruppo si è formato nel 1982 a Paganica per iniziativa di una trentina di cantori uniti dalla comune passione per il canto di montagna, sotto la guida di Vincenzo Vivio, architetto e docente di storia dell’arte, musicista autodidatta, che già aveva costituito e diretto, egli ufficiale di complemento, il coro della Scuola Alpina di Aosta, poi il coro del Battaglione Alpini “L’Aquila. Nel corso della sua attività il CORO DELLA PORTELLA ha raccolto crescenti consensi di pubblico e di critica, affermandosi come uno dei migliori complessi maschili italiani di canto alpino e regionale. La ricerca, lo studio e la diffusione del canto popolare italiano, abruzzese in particolare, costituiscono il campo prevalente d’interesse del complesso vocale, che si avvale della collaborazione di insigni musicisti e compositori. Va inoltre annotato il valore culturale della ricerca che il Coro da anni conduce nel recupero di canti popolari tramandati dalla tradizione orale, i quali andrebbero dispersi se non fossero trascritti ed armonizzati, come esso ha fatto salvando melodie antiche di secoli. Il CORO DELLA PORTELLA si è distinto per l’organizzazione di numerose rassegne musicali nazionali, tendenti a favorire l’incontro tra la migliore coralità italiana. Ha inciso tre CD e pubblicato, nel 2005, il volume “Belle Rose”, raccolta di canti popolari italiani armonizzati dal famoso compositore Teo Usuelli, recentemente scomparso, peraltro scelto dal regista Marco Ferreri per le musiche di molti suoi film. Alcune centinaia di concerti in Italia, numerose presenze in rassegne corali di rilievo, tournées e successi in Canada, Stati Uniti, Austria, Svizzera, Germania e Polonia, questo nel curriculum del Coro. Infine una notazione sulla Portella, che è un monte ed un valico del Gran Sasso d’Italia. Vuole indicare una meta da raggiungere, ma anche un tramite fra popoli diversi. E questo è sempre stato lo spirito che da sempre anima il rinomato coro aquilano.
Prima dell’inizio d’ogni concerto visite guidate gratuite, condotte da storici dell’arte, ai musei e alle relative collezioni. Il programma è stato completamente finanziato dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma. Davvero un’iniziativa di forte valore culturale ed un nobile gesto di solidarietà verso L’Aquila gravemente ferita dal sisma del 6 aprile scorso, un omaggio verso una città dalle grandi tradizioni nel campo della produzione musicale e corale, sede di prestigiose istituzioni, che vanta Arthur Rubinstein, Goffredo Petrassi ed Ennio Morricone tra i suoi cittadini onorari.
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