Candidati, c’è una tassa sulla povertà


Ai nostri candidati al Parlamento, in cui tanti confidano, vogliamo inviare un appunto da inserire nei loro programmi. Sanno che si paga per essere poveri? Capita, in questi giorni, di conoscere qualcuno che sia diventato un disoccupato e percepisca l’idennità. Sorprende, lascia a bocca aperta, sapere che questa indennità è tassata. E neppure in misura tanto leggera. Una cocente tassa sulla povertà che non esiste in alcun altro paese civile al mondo.
Forse alcuni dei candidati, o molti dei candidati, non lo sapevano, e per questo noi glielo diciamo. Mettano tra i loro impegni la rimozione di una vergogna senza pari, come questa. Promettano che, una volta spediti dal popolo sulle poltrone rosse del maggiore dei palazzi, si daranno da fare per cancellare questa turpitudine. In molte cose l’Italia sfigura rispetto al resto del mondo civile. Facciano in modo, i nostri candidati, che diventi non diciamo un paese vivibile (chi può pretendere tanto?), ma almeno un paese meno tragicamente ridicolo. Da lapidazione. Altro che le bollette pesanti e i rimborsi del non dovuto. Chi diventa disoccupato non deve niente a nessuno, se non l’amarezza di essere diventato non solo un povero, ma anche un bersaglio di crudeli ignominie.



17 Febbraio 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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