La città che faticheremo a riconoscere
L’Aquila – Da Franco Taccia riceviamo: “Gentile Direttore ho letto col massimo interesse l’articolo su progetto relativo a Piazza D’Armi. Non ci sarebbe nulla da aggiungere. Tuttavia vorrei dire qualcosa, senza alcuna intenzione critica o di polemica fine a se stessa. Nulla da eccepire sulla bellezza del progetto, specialmente da parte di un profano come chi scrive. Sarebbe come criticare il nuovo modello della Ferrari o una creazione di Valentino.
Ma una domanda spero di poterla fare, a Lei, perche’ “gli addetti ai lavori” sono, forse anche giustamente, talmente presi dalla ricerca “del divenire” dall’aver completamente perso di vista il tema di fondo. Ho allegato, senza neppure fare grosso sforzo di fantasia, una foto qualsiasi della citta’, quando era una normale citta’ definita a misura d’uomo. Probabilmente scattata prima dell’apertura dei negozi (il sacchetto con la “monnezza” davanti al bar sembrerebbe confermarlo, insieme a i pochi passanti). Adesso, gentile Direttore, anche se non serve, socchiuda un attimo gli occhi, e pensi al medesimo tratto di strada a mezzogiorno o alle otto di sera. Pensi a via Tre Marie, di cui Lei conosce sicuramente anche il numero dei sampietrini che la pavimentavano, o ai vicini portici dove passeggiare in certe ore ti faceva sentire un privilegiato. Pensi al mercato, alle spalle del fotografo -sulla sinistra, all’Eden e al Bar del Corso un po’ piu’ avanti, a Piazza Palazzo con le decine di vicoli uno piu’ bello ed animato dell’altro che da questa si incrociavano, alle piazzette dietro ai palazzi sul lato destro della foto con le stradine su cui ognuno di noi, ed anche i ragazzi che hanno gia’ dimenticato dov’era via Torregiani o via del Guastatore, passava piu’ volte al giorno. Entro un perimetro di qualche chilometro per anni, da sempre si viveva, lavorava, si passeggiava, c’era la famosa vita di relazione.
Certo, si usava anche l’auto, purtroppo, ma a parte qualche citrullo sciupone che si divertiva a prenderla anche per “sparare” lo stereo a tutto volume, gli Aquilani ne facevano molto volentieri a meno. Anche per andare a Teatro, in fondo alla foto, sulla destra, alla prima traversa dopo i Quattro Cantoni. Persino il Castello e la Villa Comunale sono li vicino. Adesso, vabbe’ adesso per modo di dire, tutto “fuori”, dal mercato al Teatro, non parliamo dei cinema che gia’ prima, eccetto il Massimo, erano quasi fuori dal “Comune” e dei negozi, tutti allocati ai vari punti cardinali, con quella “galleria” che compare davanti alla denominazione di tutti per capire se stanno a Bazzano o a Cansatessa o vicino a Roio.
Non per fare il menagramo ma per quanto mi riguarda, l’unico sollievo è rappresentato dalla certezza che quando tutto sara’ sistemato a puntino, con le distanze centuplicate, e con la citta’ sottoposta ad un lifting piu’ intenso di quelli cui si sottopongono anche ex pianisti con la “fissa” della politica, non avro’ il piacere (?) di godermi lo spettacolo, dando per scontato che faticherei a riconoscerla.
(Ndr) - E’ anche possibile che faticheremo ad arrivare al momento in cui dovremo identificare la città … visto che quel momento è, anche ora nell’imminenza della promessa ricostruzione (?), presumibilmente lontano. Non sempre si ha la forza, o la voglia, di tirare avanti per tanto tempo. Speriamo che siano in tanti a farcela, è un augurio sincero e disinteressato. Ma teniamo presente che è stato Berlusconi, qualche giorno fa, a parlare di più di 10 anni per rivedere il centro. Se n’è accorto pure lui…
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