ARTA ospite di un sito forse contaminato – Nessuno risponde ai lavoratori preoccupati
L’Aquila – STATO DI AGITAZIONE LAVORATORI: NESSUNO SI OCCUPA DEL LORO PROBLEMA – Dove poteva accadere che gli uffici dell’agenzia ambientale fossero collocati “provvisoriamente” in strutture… a rischio di contaminazione? E che i lavoratori fossero costretti a controllare se i loro stessi uffici siano contaminati? Ovviamente, in Abruzzo, e in particolare a L’Aquila, la città che ormai colleziona tutte le situazioni più assurde, che stanno tra il film comico e l’orrore.
Il peggio è che, di fronte ad un problema che è francamente ridicolo (ma per chi lo vive drammatico), cadono nel vuoto tutti gli appelli e soprattutto emerge la solita vergognosa bugia: la soluzione spacciata per provvisoria si rivela più che definitiva. Lo stile della politica è sempre lo stesso: nessuna risposta, facce voltate dall’altra parte.
I lavoratori del Distretto Provinciale ARTA comunicano l’avvio di uno stato di agitazione che riguarderà nei prossimi giorni le attività che l’Agenzia eroga a supporto delle pubbliche amministrazioni. “Alla base della protesta – dice una loro nota – la perdurante assenza di risposte da parte dei vertici agenziali e dei decisori politici, comunali e regionali, in relazione all’individuazione di un nuova sede per i locali del Distretto. Il trasferimento nel sito “ex Agriformula”, deciso nell’immediato doposisma, e tollerato dai lavoratori stessi con spirito di adattamento e senso di responsabilità, ha assunto, nei fatti, il carattere di una scelta definitiva a scapito delle elementari norme di sicurezza e della stessa dignità dell’impegno quotidianamente profuso; a questo si aggiunga lo status di “sito potenzialmente contaminato” acclarato per l’area in oggetto nella quale è attualmente in corso un’attività di indagine ambientale che preoccupa non poco il personale dell’Agenzia e lo pone di fronte a spiacevoli situazioni di “conflitto di interesse”; a quanto sopra esposto la Direzione Strategica ARTA e le autorità coinvolte nel farraginoso processo di ricostruzione continuano a non fornire alcuna risposta obbligando, di fatto, i lavoratori a richiedere con forza ciò che dovrebbe essere garantito in ossequio a basilari principi di sicurezza e decenza”.
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