Legge elettorale e diritti democratici


Sulmona – (di Massimo Carugno, segretario regionale del PSI) – La democrazia è un obiettivo che si raggiunge non solo in maniera sostanziale, attraverso cioè l’attuazione di comportamenti e il raggiungimento di finalità democratiche, ma anche attraverso la posa di regole volte al raggiungimento di tale fine.
Il dibattito che in Abruzzo si è aperto sulla nuova legge elettorale è francamente sconcertante.
L’aspetto emergente e sul quale sembra convogliarsi tutta la discussione è solo la soglia di sbarramento con la tenace pervicacia di chi vorrebbe instituirlo alto per eliminare dalla eleggibilità le piccole formazioni politiche ritenute dannose alla stabilità di governo.
Sul punto sembra opportuno fare una serie di osservazioni.
1) sul metodo.
cambiare la legge elettorale a pochissimi mesi dalle elezioni è una nefandezza. E’ come se una sola delle squadre in campo decide se a pallone si gioca con le mani o con i piedi 5 minuti prima della partita.
Una delle prime cose che andrebbero fatte per garantire delle competizioni elettorali certe e democratiche è stabilire che tutte le leggi elettorali non possono acquisire efficacia se non un anno dopo la loro promulgazione.
Allo scopo di garantire a tutti i partecipanti alla competizione elettorale un dialettica ed un confronto preelettorale leale, trasparente e democratico.
2) il tentativo di eliminare i partiti piccoli.
Questa ricerca spasmodica di una forma di semplificazione del sistema politico attraverso un accentramento che porti solo a due o massimo tre partiti, in nome della governabilità è una nefandezza peggiore della prima.
La semplificazione del sistema politico andrebbe ricercata, in maniera seria, attraverso la forza della proposta politica. Pochi sono i partiti che hanno idee forti e attorno a loro si concentra la maggioranza del consenso.
In Italia questo non avviene: non ci sono formazioni politiche che hanno una tale forza di proposta politica da monopolizzare il consenso Ecco perché la resistenza a non perire di tante formazioni politiche minori che danno lo specchio reale di una società pluralistica.
Del resto non è vero che un sistema oligopolistico sia più democratico di un sistema pluralista.
Anzi il contrario: un vero sistema democratico è pluralista (molte formazioni politiche) e non oligopartitico (poche formazioni politiche).
Allora questo tentativo di creare un sistema con poche e grandi formazioni politiche, che non sia il frutto di una naturale aggregazione su forti idee e proposte politiche, ma sia il frutto di una ingegneria elettorale imbrogliona, destinata a fare fuori i piccoli per mantenere solo i grandi, solo sulla base del trucco psicologico con cui ingannare l’elettore secondo il teorema del voto utile è di una antidemocraticità senza precedenti.
Si dice che i piccoli non garantirebbero la governabilità.
E’ una fatto di cultura e maturità politica e non di grandezza di partiti.
La storia recente nazionale e locale ci insegna che la governabilità spesso non viene garantita non tanto dalla presenza di piccole formazioni ma dalle contrapposizione delle correnti e delle componenti, che si creano nei grandi partiti, che rappresentano delle vere e proprie bande di potere più pericolose perché occulte e ingannatrici.
Il futuro Consiglio Regionale, cosi come il parlamento nazionale, o i consigli comunali, devono essere rapportati al modello sociale che rappresentano.
E allora bisogna stabilire, per tempo, regole che permettano di eleggere un organo che sia realmente rappresentativo del modello di società abruzzese che indubbiamente continua ad essere pluralista e democratico.


06 Febbraio 2013

Categoria : Politica
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