Terremoti, problema anche sull’Adriatico
L’Aquila – (di G.Col.) – UN FENOMENO CHE COINVOLGE TUTTA ITALIA – LE TRIVELLAZIONI SONO RISCHIOSE? – (Immagini: in evidenza mappa della pericolosità sismica nel Centro Italia – Sotto mappa dela protuberanza africana che coincide con l’Adriatico fino a Trieste: un corno che “spinge” contro l’Italia e generò l’Appennino, tuttora molto attivo – Mappa del sisma 2,4 tra Alba Adriatica e Tortoreto, 2 febbraio) - Il terremoto è una caratteristica, un fenomeno naturale che riguarda il 90% del territorio italiano (nel restante 10% non si sono episodi sismici storici, ma non è una garanzia assoluta). Le aree che generano i sismi sono moltissime, ma gli effetti – risentimenti – dei terremoti si ricevono (e fanno danni) quasi ovunque.
NESSUNO E’ DEL TUTTO ESENTE – La stessa capitale è stata più volte colpita da terremoti (spesso forti) ed ha riportato danni anche ingenti: lo dimostra una lapide sul Colosseo, che ricorda le riparazioni effettuate al monumento. Roma non è, che si sappia, sismogenetica. O non lo è da millenni. I vulcani attorno alla città sono spenti da migliaia di anni. Ma i terremoti dell’Appennino centrale hanno sempre portati danni e paura anche sotto il cupolone, e prima che il cupolone esistesse.
ADRIATICO – Il discorso va esteso alla fascia adriatica abruzzese, dove negli ultimi giorni si sono avuti almeno tre terremoti avvertiti dalla popolazione (l’ultimo 2,4 Richter la sera del 2 febbraio, insolito epicentro tra Alba, Tortoreto e l’entroterra prossimo al mare). Raro che accada? Certo, infatti la costa teramana nelle mappe è di colore chiaro, dunque rischio sismico minimo.
Ma il risentimento nella zona costiera c’è sempre stato: nell’aprile 2009 (terremoto dell’Aquila), ma anche molte altre volte per i terremoti di Ascoli, che sono frequenti. Si può forse affermare che la costa teramana non è sismogenetica (però la sera del 2 febbraio a sorpresa lo è stata), ma che il rischio sismico è presente, come del resto lungo tutta la fascia adriatica abruzzese. Un problema che le istituzioni e la politica si pongono con la necessaria attenzione?
FAR FINTA DI NULLA – Ne dubitiamo fortemente. L’unica attenzione che curano, d’intesa con operatori turistici e portatori di vari interessi, è il tentativo di celare i terremoti, minimizzartli, chiedere che non se ne parli o se ne parli in termini cautelativi e in tono conciliante, minimizzante. L’errore più grave che si possa commettere. Nascondere, trascurare, occultare è il mestiere degli incoscienti. Che spesso sono sulla serpa e tengono le redini della diligenza, almeno finchè non si schianta…
LA STORIA – Scartabellare e ricercare dati dà subito una risposta agli increduli in buona fede, o a quelli in pessima fede. Sulla costa abruzzese, o nell’immediato entroterra, trascurando gli almeno due fortissimi terremoti prima di Cristo, la terra ha tremato molto e talvolta con violenza. Citiamo delle date: 1384, Teramo e Atri, e tutti i paesi costieri allora piccoli e pochi. 1506, area frentana tra Lanciano e Ortona, con danni e morti. 1563, ancora Atri e costa.
1694, forte scossa di risentimento a Lanciano. 1782, Ortona con crolli e frane. 1881, Lanciano e Orsogna. 1884, forte ed estesa scossa adriatica tra Ascoli e Pescara con danni a Penne, Atri, Città S.Angelo e molti altri centri. Ottobre 2011, tre scosse, la maggiore 2,4 Richter, lungo la costa teatina. Epicentro in mare, prossimo alla costa.
LA NATURA – L’Adriatico non può purtroppo essere esente da fenomeni sismici. La geologia moderna dice che una protuberanza della placca africana si spinge dallo Ionio fino a Trieste, tagliando la Puglia all’altezza del Gargano (zona molto sismica), ed ha i propri limiti lungo la costa albanese-croata verso est, e lungo la penisola italiana verso ovest. Come dire che una profonda faglia di placca (una separazione tra placche) scorre proprio lungo la penisola sul lato ovest dell’Adriatico, e un’altra a est.
E’ la madre e la fonte di quasi tutti i terremoti, perchè da milioni di anni spinge ed ha corrugato l’Italia facendo sorgere la catena appenninica. Ed ha provocato, di recente, i sismi emiliano-romagnoli. Anche la costa marchigiana, anche a Rimini e Riccione,Cervia e Ravenna, hanno avuto storicamente, terremoti superiori al 5 Richter, danni, vittime e crolli. per non dire delle Marche (Ancora, Porto San Giorgio e altri centri costieri).
LE TRIVELLAZIONI – Una scienziata abruzzese che insegna sismologia e vulcanologia in California (USA), La professoressa Rita D’Orsogna, si dedica anche al possibile rapporto tra trivellazioni e terremoti. In Adriatico non si dovrebbero più avere concessioni, ma ve ne sono di autorizzate e risultano attive da anni. La D’Orsogna aveva avvertito che “in giro per il mondo ci sono zone non-sismiche che lo sono diventate dopo le estrazioni petrolifere. In Russia ad esempio, alcune scosse del grado 7.3 della scala Richter sono state direttamente attribuite alle trivelle per stessa ammissione dei petrolieri; in Indonesia un vulcano continua ad emettere fango grazie a perforazioni risalenti al 2004. Ci sono anche teorie secondo cui lo tsunami asiatico è stato amplificato dalle estrazioni di quasi 10 milioni di metri cubi di petrolio in Indonesia da parte della Exxon-Mobil”.
Se non si è scienziati, ma solo dotati di raziocinio, ci si può ragionevolmente domandare: estrarre petrolio o gas dal sottosuolo potrebbe modificare le strutture geologiche naturali o sollecitare faglie dormienti?
SAPERE CONVIENE – La verità va spiegata, e deve essere conosciuta, divulgata, considerata nei comportamenti e nelle decisioni che riguardano il presente e il futuro. Politici e amministratori per primi debbono informarsi, documentarsi, affidarsi ad esperti (veri), studiosi, sismologi: le università sono i luoghi deputati e adatti. Vanno coinvolte, adoperate come fonte di sapere scientifico utile socialmente.
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