Scienziati allarmi e terremoti
Siamo scienziati, dicono all’Istituto nazionale di geofisica. Non diamo allarmi. Studiamo i fenomeni per conoscerli, questo è il nostro compito. Non fa una grinza. Ma allora a chi tocca, quando è necessario, dare l’allarme? “Avrei fatto quello che hanno fatto i sindaci della Garfagnana” ha detto il sindaco Cialente. Se ne deduce che toccherebbe ai sindaci dare gli allarmi?
Che buriana di parole, dichiarazioni, concetti. E che confusione all’italiana, partendo dalla certezza che i terremoti non si prevedono, quindi…
Non è difficile essere sicuri, quanto meno, che i terremoti, in quasi tutta Italia, ci furono, ci sono e ci saranno. Dunque dovremmo vivere in allarme permanente? Specialmente nelle zone definite ad alto rischio sismico? Da questo girone infernale bisogna evadere, una volta per tutte, magari dicendo che uscire di casa quando la terra trema, è conveniente, è prudente. In particolare quando si verifica uno sciame che non sarà premonitore con assoluta certezza, ma rende noto che la terra è inquieta. Il che implica un’organizzazione capillare e permanente, aree attrezzate, protezione civile sempre pronta. E implica anche case ben fatte, strutture resistenti, scuole sicure, monumenti protetti. Ma soprattutto obbliga ad un’educazione sismica, ad esercitazioni e ad un’organizzazione preventiva. Che non esiste. Qui il cerchio si chiude: come dissero molti sindaci in autunno, speriamo che non piove, altrimenti i fiumi tracimeranno e allagheranno tutto. Ergo, speriamo che i terremoti ci facciano la grazia. Torniamo alla danza per la pioggia, ai sacrifici (anche umani), ai fioretti e alle preghiere, a S.Emidio e ad “io speriamo che me la cavo”. E’ l’Italia, prendere o lasciare. Chi può, lasci.
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